Madre e figlia si ritrovano dopo 70 anni grazie al servizio RFL

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foto di Laura Bastianetto

di Laura Bastianetto”Cara mamma, ti ho cercata per tanti anni e adesso sono riuscita a trovarti, cosa che per me è un gran miracolo e una grande gioia”. Margot Bachmann, 70 anni tedesca, ha affidato a una lettera, spedita il 17 luglio scorso con destinazione Italia, il compito di “rompere il ghiaccio” con sua madre prima del grande incontro avvenuto invece sabato scorso in provincia di Reggio Emilia. “Per tutta la vita ho chiesto di te alla mia famiglia senza però ottenere alcuna risposta-prosegue la missiva-e adesso sono così felice che tu sia stata trovata e che tu stia bene”. L’abbraccio è avvenuto in una piccola e modesta casa in terra emiliana che ancora porta i segni, nei nomi delle vie e nella memoria degli anziani, di quegli anni così drammatici. Una bottiglia di spumante, l’emozione di conoscersi finalmente e uno scambio di doni e di foto di famiglia hanno riempito il resto del tempo. Margot, cui in realtà la mamma aveva dato il nome di Margarita come la sua attrice preferita Rita Hayworth, ha trascorso una vita intera a cercare le sue vere origini. Nata in Germania durante la seconda guerra mondiale, è cresciuta con suo padre che le ha sempre negato qualsiasi informazione riguardante sua madre, rispondendo in modo evasivo e infine dicendole che era morta. Poi è stata la figlia di Margot a riprendere le ricerche, stavolta attraverso l’International Tracing Service (ITS), il centro di documentazione e ricerca sulla persecuzione nazista in Germania e poi grazie all’ufficio RFL (restoring family link) della Croce Rossa Italiana che di fatto ha trovato la donna. Insieme in due anni circa si è cercato di fare ordine tra i documenti che già da soli raccontano il vissuto travagliato di mamma G. che preferisce restare nell’anonimato. Raccontano il lavoro in una fabbrica in Germania, il volto di questo soldato tedesco di nome Walter così affascinante e premuroso con lei, il parto, la figlia strappata dalle sue braccia e poi i lavori forzati dopo l’armistizio e infine la liberazione e il ritorno a casa. La signora G. oggi ha 92 anni, due occhi di ghiaccio da cui non scende nemmeno più una lacrima. “Ne ho versate tante, adesso voglio ridere”, ha risposto al pronipote che le chiedeva il motivo di tanto ‘aplomb’. In effetti G., al di là della sua corporatura smilza, dà quell’impressione di donna tutta d’un pezzo che ha dovuto imparare il dolore per metterlo da parte, dimenticando il suo Walter “mi avevano detto che era stato ucciso dai partigiani e ci ho creduto perché altrimenti sarebbe tornato da me dopo la guerra”, e piangendo per la sua piccola cui, guardandola in faccia ha detto: “pensavo fossi morta anche tu, altrimenti ti avrei cercata”. L’incontro tra madre e figlia è quasi un piccolo miracolo perché non è usuale che due persone di generazioni diverse si ritrovino a distanza di 70 anni. Spesso le riunificazioni avvengono tra fratelli perché ormai non ne restano molti dei sopravvissuti alla seconda guerra mondiale. L’ufficio RFL della Croce Rossa Italiana, che ha mandato internazionale per le attività di tracing e di ricerca dei dispersi, si è subito attivato per cercare la donna in Italia. La fortuna è stata che la signora G. non ha mai cambiato la sua residenza altrimenti sarebbe stato un lavoro più lungo e forse, vista l’età, anche meno fruttuoso. “Sono orgoglioso -ha detto il Presidente della CRI Francesco Rocca- del lavoro straordinario fatto dall’ufficio RFL che ancora una volta ha dimostrato, grazie a questa bella storia, di essere fondamentale nella vita di tante persone. Questa storia e il suo lieto fine ci spronano a fare sempre di più. Non è un caso che quest’ufficio sia stato rafforzato negli ultimi anni- ha continuato Rocca- e sia oggi fondamentale anche in diverse situazioni da quelle immaginate ad esempio negli anni della guerra. Ogni anno, migliaia di persone vengono separate da conflitti, calamità e migrazioni ed è a questo dramma umano che la CRI risponde lavorando insieme al Movimento Internazionale in tutto il mondo per cercare i dispersi, ripristinare i contatti, e riunire le famiglie”.  

  

  

          

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