Liguria – Commissario Regionale CRI, Massimo Nisi: volontariato e lavoro nero, quando il fine non può giustificare il mezzo
Fare del Volontariato vero, non remunerato, è possibile. Lo dimostrano le numerose realtà presenti nel panorama del mondo del volontariato nel quale proprio la Liguria primeggia. Quindi significa che chi non lo fa maschera altri interessi che poco hanno a che vedere con le attività gratuite rivolte a favore della collettività. Dunque il problema non è legato alle Associazioni che fanno Volontariato, di qualunque genere esse siano ed a qualunque sigla appartengano, ma, alle persone che, gestendole, fanno in modo di snaturare il senso stesso del VOLONTARIATO e del NO PROFIT che è e deve rimanere, un servizio fornito senza percepire alcuna forma di compenso se non quello esclusivamente e squisitamente morale.Il rischio vero è quello che questi responsabili riescano a far credere, all’opinione pubblica, di prodigarsi per garantire un servizio volontario mentre in realtà nascondono un vero e proprio mercato nero di sfruttamento dei bisognosi senza neppure garantire, talvolta, una adeguata formazione e, nel nostro campo specifico di attività, di sicurezza sia per chi opera che per l’utenza che usufruisce del servizio. Quando la crisi delle vocazioni, dovuta certamente anche all’attuale situazione socio/economica del nostro paese (bisogna dirselo chiaramente), rendono difficile, se non impossibile, reperire un numero di volontari sufficienti a coprire i fabbisogni, peraltro, sempre crescenti, l’unica alternativa non può che essere quella di ricorrere a personale dipendente regolarmente inquadrato secondo le norme di Legge in vigore e tutelato da contratti collettivi nazionali di lavoro di settore.Qualunque altro comportamento genera solo: VITTIME fra tanti giovani e/o persone senza lavoro che accettano forme distorte e illegali di remunerazione in cambio di turni e prestazioni lavorative al di fuori di qualunque controllo, VITTIME fra coloro che usufruiscono del servizio perché questo diventa dozzinale e di scarsa qualità, una spirale perversa dove il fine di garantire l’attività pare possa autorizzare il mezzo di non rispettare qualunque legge o regola comune nonché tutela, sia nei confronti del lavoratore, sia nei confronti del cittadino che ne usufruisce. Se il sistema attuale mostra lacune è necessario ricorrere ad interventi risolutori da ricercarsi nella collaborazione fra tutte le Associazioni che prestano volontariato e le Istituzioni Pubbliche, nel rispetto e nella consapevolezza dell’importanza delle norme, della convivenza, della trasparenza e della pari dignità.Accettare un servizio remunerato mascherato da volontariato ci rende tutti responsabili perché se ognuno dedicasse un poco del suo tempo al prossimo non ci sarebbe bisogno di “incentivare” il “Volontariato Nero”; se ci fossero più volontari ci sarebbero anche i margini per poter assumere personale con regolare contratto di lavoro (come per altro avviene certamente nella nostra realtà, ma non solo) ed anche eliminare quel fenomeno di precariato che è diretta conseguenza di incertezze provocate da un mercato del lavoro “drogato” da “concorrenze sleali”. Noi tutti, veri Volontari, andiamo avanti per scelta ed intima convinzione come si fa da sempre … facciamo quello che riusciamo e cerchiamo di farlo nel miglior modo possibile.Certo che le Istituzioni Pubbliche, nello specifico gli Enti Locali (regioni, province e comuni), che per prime beneficiano dell’attività di volontariato che assicura loro, da sempre, quello che sarebbe un loro obbligo ma che l’apparato “stato” non riesce a garantire, non possono essere sorde al grido di allarme che proviene dal settore del volontariato e neppure cieche a certi comportamenti non più accettabili e certamente illegittimi. Sono loro, proprio le Istituzioni Pubbliche, che devono essere garanti del corretto operare di chi si mette al loro servizio nell’interesse pubblico. Quale è stata la rivendicazione espressa tramite il corteo di ambulanze che, con lampeggianti e sirene accese, hanno attraversato tutta Voltri nella mattinata di sabato scorso, contravvenendo peraltro e palesemente non solo a norme del codice della strada ma certamente anche alle più fondamentali per manifestazione pubblica del proprio libero pensiero, oltre che, ovviamente, creare allarme e disagio per numerosi cittadini!? Quali sono le motivazioni intrinseche delle manifestazioni programmate per il prossimo sabato (19 febbraio), sia quelle di piazza, che quelle “mascherate” da pubblico dibattito, sperando che, almeno quelle, siano legittimate dalle dovute autorizzazioni? Quali scopi si nascondono dietro di esse e quali fini si prefiggono gli organizzatori?Difendere il “diritto” di qualcuno a poter continuare a fare del “Volontariato Nero”, come si è letto sui giornali questi giorni? Oppure l’ennesimo tentativo di convincere i cittadini che non si poteva e non si può organizzare un servizio diverso?E’ imperativo che professionalità e rispetto delle regole costituiscano un punto sostanziale e fondamentale per l’inserimento e la partecipazione del mondo del volontariato e del no – profit nelle attività pubbliche, così come avviene o dovrebbe avvenire nel mondo delle, così dette, imprese “commerciali” e questo, ahimè, significa che non sempre, anzi mai, meno costa meglio è! Nella consapevolezza che nessuna realtà può chiamarsi, da sola, ne “indispensabile” ne, tantomeno, “infallibile” (e questo in C.R.I. lo sappiamo bene), che tutti hanno le loro particolarità e prerogative ugualmente utili e necessarie, prendendo proprio spunto dal 150° anno di unità dell’Italia di cui tanto si parla ed anche si straparla, credo sia venuto il momento di una unione anche di tutte le realtà del mondo del volontariato e no – profit vero e concreto a tutela dei sette principi che per la Croce Rossa sono un dogma ma per il mondo intero dovrebbero certamente essere almeno un esempio da seguire, poi, …chi sbaglia a deve pagare. Di certo è emblematico che Croce Rossa e ANPAS, che spesso si sono trovate in netto contrasto su alcune questioni, anche se le collaborazioni a livello territoriale non sono mai mancate e, soprattutto ultimamente, si stanno anche rafforzando, la pensano, almeno su questa questione, proprio allo stesso modo.Il Commissario RegionaleMASSIMO NISI