LATINA: Donna nigeriana chiede aiuto alle Unità di Strada della Cri per sfuggire alla tratta
Una storia di sofferenza e sogni spezzati che ha trovato il lieto fine. Grazie alle Unità di strada della Croce Rossa Italiana. Si tratta delle vicissitudini di Victoria, una giovane nigeriana, e della sua neonata Elisabeth, in fuga verso Latina per mettersi in salvo dallo sfruttamento sessuale. Ovviamente, per ragioni di sicurezza, i nomi sono di fantasia come sono omessi alcuni particolari che potrebbero ricondurre alla vera identità della donna. La famiglia ora è al sicuro in una struttura protetta, in attesa del perfezionamento dei vari percorsi giudiziari. La storia è iniziata nelle scorse settimane, quando alla Sala operativa sociale delle Unità di Strada Cri è arrivata la richiesta di aiuto da parte della stessa donna. Dopo aver avviato il contatto, nella massima riservatezza, la donna ha raccontato il suo dramma. Stava scappando dai suoi aguzzini, era una vittima della «tratta». Dopo aver lasciato la sua terra il destino le stava riservando un marciapiede italiano in una regione del Nord Italia. Alcuni suoi conoscenti di Latina, nel frattempo, le hanno spiegato che forse c’era qualche possibilità di riscatto grazie alla Croce rossa italiana e a «queste Unità di Strada» di cui hanno sentito parlare. Lei doveva solo raggiungere il Capoluogo pontino. Come ha fatto. Agli operatori Cri si è presentata solo con quel che aveva indosso e pochi effetti per la bambina. Dopo aver provveduto alle esigenze primarie della famiglia, per le molteplici implicazioni del caso, i vertici del servizio hanno interessato il Servizio Sociale del Comune di Latina e avviata quella che viene chiamata la «rete di mediazione». La gestione congiunta del caso ha permesso che l’Amministrazione comunale si faccia carico di alcune spese per il primo mantenimento della donna. Successivamente, è stata individuata una struttura protetta – non appartenente alla Cri – in cui rifugiare la donna e la piccola. Nel frattempo, la donna seguita da alcuni mediatori culturali ha chiesto di conoscere il meccanismo per arrivare all’eventuale denuncia all’Autorità giudiziaria per lo sfruttamento cui è stata sottoposta. Per ragioni di sicurezza, e come prevede anche la Convenzione tra Provincia e Cri, il servizio delle Unità di Strada «ha consegnato» la donna ai rappresentanti della struttura protetta terminando in quel momento il suo compito. Questa organizzazione a «cellula» permette la riduzione delle probabilità di diffusione di notizie o particolari che possano far risalire all’identità della donna o al luogo di protezione.