Il lavoro delle squadre di supporto psicologico nelle parole di Claudia

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di Daniele AloisiCampo di Amatrice, primo pomeriggio. Sta iniziando a piovere quando incontriamo Claudia Arpaia, psicologa volontaria della Croce Rossa da sei anni. Claudia è una delle volontarie delle squadre di supporto psicologico della Croce Rossa Italiana, servizio di vitale importanza in eventi come un terremoto per tutelare il benessere psicofisico delle persone coinvolte, dei famigliari delle vittime e dei soccorritori stessi.Tra qualche ora inizieranno i funerali e le squadre del soccorso psicologico saranno impegnate ad assistere i parenti delle vittime. Le chiediamo come ci si prepara ad accogliere il dolore altrui in una situazione del genere.Credo che una cosa importantissima sia la preparazione personale, non solo in termini di preparazione psicologica ma anche su cosa sia un’emergenza in generale. Devi essere pronto a piani che cambiano in continuazione, situazioni non previste e all’improvvisazione costante per far fronte all’emergere di nuove problematiche. Per affrontare queste situazioni l’attitudine personale, l’empatia, la volontà di aiutare gli altri, sono fondamentali. Lo è anche una base teorica costruita grazie a incontri, lezioni e simulazioni.

 

 

Claudia Arpaia al lavoro
Foto di Daniele Aloisi – CRI

Dalla sua voce intuiamo che l’emozione è forte, come anche la passione per i compiti che svolge. Cosa fanno le squadre di supporto psicologico?In questa fase il nostro lavoro è assimilabile al primo soccorso, noi siamo come soccorritori, quindi potremmo dire una sorta di primo soccorso psicologico. È un intervento immediato in una situazione di emergenza e di estrema vulnerabilità, non è certo risolutivo. Nonostante ognuno di noi abbia nella propria vita consolato e accolto almeno una volta il dolore degli altri, farlo nei confronti di persone sconosciute, sicuramente, non è facile. Come si crea il contatto con persone che non si conoscono e che in quel momento stanno vivendo un trauma così importante?Il nostro approccio è puramente informativo. L’atteggiamento non verbale di apertura e disponibilità, insieme all’uniforme, spinge spesso le persone ad avvicinarsi spontaneamente. La persona si apre, capisce che sei accogliente, oppure ti abbraccia dopo che instauri un contatto fisico ad esempio toccando l’avanbraccio. Altre volte ci avviciniamo noi alla persona ma in ogni caso la valutazione cambia di volta in volta. La modalità di approccio l’abbiamo studiata, imparata, migliorata, ma come detto dipende molto dalla propria predisposizione personale.Con la giornata di oggi si chiude un percorso iniziato il primo giorno del terremoto. Molte persone sono state accompagnate psicologicamente in questa settimana e oggi in molti riconoscono Claudia da lontano e corrono ad abbracciarla. Stabilire un legame è importante per far sì che le persone emotivamente colpite abbiano un punto di riferimento, un operatore in grado di accogliere paura, ansia e rabbia e che sia in qualche modo familiare, una persona di cui fidarsi e poter parlare alla pari.Una cosa importante che abbiamo imparato è stabilire un legame stabile, seppur di pochi giorni, e far sì che quando la persona ti incontra nuovamente, ti riconosce e torna da te. Normalmente elaboriamo un lutto alla volta, in casi come questo spesso le persone perdono molti cari e si trovano senza più legami. In tanti a quel punto cercano un legame personale, un legame che abbia un significato emozionale. Più volte sono corse ad abbracciarci persone con cui avevamo parlato il giorno prima, che avevamo rassicurato e che poi ci hanno cercato nuovamente il giorno dopo, e quello dopo ancora. 

  

Claudia Arpaia
Claudia Arpaia – Foto di Daniele Aloisi – CRI

Ogni operatore che opera in contesti di emergenza accumula nel tempo storie, pensieri, volti, ricordi che porterà sempre con sé. Cosa ricorda più vividamente di questa esperienza?Un ricordo per me molto forte riguarda una signora che davanti l’obitorio mi ha consegnato un bouquet da sposa da posizionare sopra la bara della fidanzata del figlio. Lì ho avuto il mio primo crollo emotivo, cose che capitano anche a noi in queste situazioni. Lì capisci che in  alcune situazioni puoi fare cose molto semplici, ma che per altri hanno un’importanza fondamentale. Un’altra immagine che ho in mente sono mamma e figlia che avevano perso il ragazzo di quest’ultima. La madre continuava a dirle di comportarsi bene, ovvero di non piangere in pubblico, quando invece in quel momento per lei era la cosa più giusta e naturale da fare. Ricordo che ho tentato di spiegare alla madre di lasciare che la figlia esprimesse il dolore nel modo per lei più naturale. Dopo un po’ ho vinto l’ostinazione della madre e la figlia si è potuta liberare del grosso peso piangendo.L’elaborazione del lutto è differente da persona a persona giusto?È vero, ognuno elabora il lutto in maniera differente anche se ci sono contesti in cui la gente trattiene i propri istinti perché, per esempio, crede di non essere legittimata a piangere. Ognuno si sfoga a proprio modo, chi con la rabbia, chi con il pianto, chi con il silenzio. Grazie a Claudia capiamo che una parte importante del servizio psicosociale è far sì che ognuno si sfoghi nel modo che è per lui più naturale e far sì che le dinamiche culturali e sociali non reprimano il proprio modo personale di elaborare il lutto. Ad esempio gli uomini si sentono più a disagio a piangere in pubblico e questo per dinamiche culturali sedimentate nel tempo per colpa delle quali credono sia sconveniente mostrarsi in lacrime in pubblico.Alla fine del lavoro si torna a casa e per ogni operatore del soccorso psicologico inizia un’ultima fase di lavoro, questa volta su se stessi. È importante condividere con gli altri ciò che si è vissuto, confidarsi, raccontare quanto visto. Molto importante è il confronto finale con il proprio gruppo, con gli altri operatori con i quali si è intervenuti per analizzare le dinamiche che si sono create e le situazioni nelle quali si è operato. Ringraziamo Claudia per la disponibilità e il tempo che ci ha concesso per condividere con noi i suoi pensieri e le sue considerazioni. La lasciamo tornare al servizio. Quando se ne va, al campo la pioggia continua a scendere forte.Ti avvicini a una persona, la persona ti guarda e ti abbraccia, capisci che stai facendo quello che sei venuto a fare.

  
Per approfondire le attività della CRI in sostegno delle popolazioni colpite dal sisma clicca qui

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