HAITI – OPERATORE CROCE ROSSA ITALIANA IN PARTENZA: “LA COSA PiU' DIFFICILE? IL SALUTO AI FIGLI, I MIEI RAGAZZI MI HANNO DETTO PORTACI QUALCHE BIMBO HAITIANO”

Emerico Lancetti
Emerico Lancetti in missione a Sumatra

(ANSA) – ROMA, 20 GEN – Circa 2 mila giorni della sua vita passati fra le emergenze e le urgenze di tutto il mondo, quelle dovute a disastri naturali o a guerre, dalla Giordania all’ Umbria, dallo Sri Lanka alla Georgia e all’ Abruzzo. E’ con questo bagaglio di esperienza fatta sul campo, fra le sofferenze di popolazioni di diversi colori e di diversa cultura, che Emerico Laccetti, logista della Croce Rossa Italiana, si appresta a partire per Haiti. Il volo che lo porterà insieme ad altri 11 colleghi a Port-au-Prince e’ in programma per domani mattina. Li’, la più grande organizzazione di volontariato italiana che conta di restare almeno sei mesi, installerà subito un campo base. Cibo e cure gli interventi immediati. Poi, nel tempo, sulla base dei bisogni, si penserà a nuovi obiettivi umanitari. Romano, 46 anni, moglie e tre figli fra i 10 e 16 anni, dipendente della Cri da 20 anni, Emerico e’ al servizio delle emergenze. L’ ultima all’ Aquila, tre mesi. La preoccupazione di questa vigilia e’ la sicurezza: ” e’ una situazione pericolosa. Il problema e’ la fame. Il nostro collega che si trova già li’ mangia una volta al giorno, fa solo un’ abbondante colazione. Non c’ e’ guerra che tiene di fronte a popolazioni affamate. E poi ci sono ex detenuti in libertà che non hanno nulla da perdere da eventuali azioni violente. Mi preoccupa soprattutto la sicurezza del mio gruppo, di cui sono responsabile. Comunque fa parte del nostro mestiere”. Ma – prosegue Emerico – ” lo spirito e’ altissimo. Faccio il lavoro più bello del mondo, mi pagano per aiutare la gente. Di esperienza ne abbiamo tanta, la useremo”. Conciliare la vita familiare e quella dell’ operatore delle emergenze non e’ facile. ” Ci provo, non so se poi ci riesco. Quando sto fuori, mia moglie ha il terrore di guardare la tv. Ma poi mi sostiene sempre, e’ un grande supporto. Mentre i figli sono abituati, e’ come una routine per loro. E nonostante la mia assenza sono contenti del lavoro che fa il loro padre”. Ad Haiti, dove la situazione ” e’ veramente tragica -aggiunge ancora l’ operatore umanitario – siamo una goccia nel mare. Il problema li’ e’ il coordinamento. Ma noi della Croce Rossa siamo all’ interno di una rete internazionale, il cui nome e’ garanzia ed orgoglio per chi vi lavora”. La carenza di risorse potrebbe infatti condizionare l’ azione nel tempo, ad Haiti. Un’ ipotesi di possibile intervento potrebbe in futuro riguardare i profughi che stanno affollando al confine, magari in collaborazione con l’ Unhcr. Il momento piu’ difficile alla partenza? ” Quando saluto i miei figli – risponde Emerico – Gli lascio metaforicamente un nodo sul lenzuolo cosi’ sanno che li penso. Ma sanno cosa vado a fare. E questa volta gia’ mi hanno detto ‘ Portaci qualche bambino haitiano”’. (ANSA). Agnese Malatesta

  

      

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