Emergenza Haiti, Nave Cavour attracca a Puerto Caucedo: da S.lla Rosanna Giardina, tra le otto Infermiere Volontarie CRI a bordo, la cronaca dell'arrivo
(2 febbraio 2010) – L’ora è quasi arrivata: a bordo di nave Cavour la sera del due febbraio c’è un grande fermento. Le Sorelle parlano con gli inviati di Croce Rossa, che, arrivati a bordo, si occuperanno di sbarcare i mezzi CRI. Le Sorelle chiedono, si informano, vogliono sapere cosa accade a terra, qual è l’attività che più si compie, cosa si fa per alleviare le sofferenze di tanta povera gente, come funziona il campo… E intanto il fermento continua e proviene prevalentemente dall’hangar dove si spostano i mezzi, si mettono nella posizione giusta per agevolare lo sbarco. Nessuno ha voglia di andare a letto; dovremmo attraccare alle 00.30 ma alle 22 il Comandante annuncia alla r.o.c. (rete ordini collettivi) che non possiamo entrare in porto prima delle 2.00 del mattino, e, conclude “Signori, vi suggerisco di andare a letto”. Ma come si fa ad andare a letto quando si sa che i ragazzi giù nell’hangar lavorano a più non posso per preparare tutto, come si fa a non aspettare l’ultimo minuto prima della discesa, per dirgli: “buon viaggio”, “in bocca al lupo”, “ci rivediamo a terra” “a presto”. Da sedici giorni viviamo nella stessa casa, ormai ci conosciamo quasi tutti. Si sa che sulle navi militari ci si saluta sempre, ci si incontra nel quadrato ufficiali e si socializza, anzi, in realtà si socializza con tutti, perché l’affabilità è di casa. Chi è quasi costretto ad andare a letto, perché magari ha il turno l’indomani mattina, dormirà pochissimo, ma tutto il resto della nave è in stato di allerta. Si compiono spostamenti delicati, lo sbarco dei mezzi presuppone manovre ad alto rischio ed il pericolo che qualcuno possa farsi male è veramente elevato. I ragazzi del bar senza sosta preparano caffè per chi riesce a trovare un attimo di pausa, considerato anche che molti di loro sono contemporaneamente di servizio giù in hangar. I giornalisti della RAI non si lasciano andare, anche loro, ad un attimo di tregua; seguono tutte le operazioni con grande interesse. Soltanto alle 5.30 del mattino si attracca in panchina e, intorno alle 6.00, scendono i primi mezzi dell’Esercito Italiano che finalmente cominciano a stagliarsi per formare la colonna. Le operazioni continuano per tutto il giorno. Nei volti dei militari si nota un filo di stanchezza, ma se glielo chiedi, ti rispondono che è solo il caldo dell’hangar. Sono tutti pronti a guidare la colonna per le strade tortuose della Repubblica Domenicana per raggiungere Haiti, mentre giungono notizie che potrebbero arrivare quanto prima pazienti da trattare a bordo. Noi Sorelle siamo pronte, fantasticamente pronte ad intervenire. S.lla Rosanna Giardina