“Dallo sbarco all’accoglienza: mettiamo al centro i diritti umani”. A Roma un workshop organizzato dalla Croce Rossa Italiana dedicato alle migrazioni.
La vignetta di @Lorenzo Terranera realizzata durante il workshop per Croce Rossa Italiana
Francesco Rocca (CRI): “Smettiamola di chiamare emergenza qualcosa che emergenza non è”.
“Continuiamo a chiamare emergenza qualcosa che emergenza non è. Sapevamo già cinque anni fa che questo flusso migratorio non si sarebbe fermato, quindi non lasciamoci ingannare da questa parola. Si avvicina l’estate, il flusso aumenterà ancora e si griderà nuovamente all’ emergenza. La verità è che c’è un’assoluta impreparazione della nostra comunità europea e internazionale ad affrontare il problema. L’Italia sta facendo tantissimo, ma siamo una parte della comunità. Qualcuno pensa di essersi messo in pace la coscienza con il programma ‘Triton’ ma in realtà è solo un modo per cercare di proteggere dei confini geografici, ma chi scappa dalla guerra, dalla fame, dalla disperazione non ha confini. Dobbiamo trovare le soluzioni affinché queste tragedie abbiano fine”. Lo ha dettoFrancesco Rocca, Presidente Nazionale della Croce Rossa Italiana intervenendo al workshop “Dallo sbarco all’accoglienza: mettiamo al centro i diritti umani”, organizzato a Roma dalla CRI presso la sede nazionale. All’iniziativa hanno partecipato anche 80 studenti degli istituti scolastici superiori Montessori e Kennedy di Roma, ai quali Rocca ha spiegato quanto sia oggi necessario fermarsi a riflettere insieme su un tema come quello dei migranti “un tema soprattutto culturale – ha detto – perché, anche in molte trasmissioni televisive, sento intorno a noi una xenofobia dilagante, la difficoltà nell’incontro con l’altro e la comprensione del diverso. Dobbiamo ragionare per capire ciò che ci circonda, sia sotto il profilo logico, sia dal punto di vista empatico perché non basta solo la comprensione logica delle dinamiche. Solo negli ultimi 4 giorni sono giunti sulle nostre coste 7.000 persone. Stanotte a Palermo i volontari erano ad attendere uno dei più grossi sbarchi degli ultimi anni, 1.200 migranti. Si tratta di persone provenienti soprattutto da Siria, Somalia, Eritrea, paesi in guerra dove non c’è più una democrazia e dove chi fugge è perché non ha altra scelta. Dimentichiamo troppo spesso cosa sta succedendo in questi Paesi. Solo in Siria sono 9 milioni le persone costrette ad abbandonare le proprie case dall’inizio del conflitto. E la Somalia, dove la guerra civile va avanti da anni, è una situazione di cui non si parla mai”.All’incontro, moderato dalla giornalista de La Stampa Francesca Paci, sono intervenuti Laura Rosita Grillo, dell’Ufficio del Commissario Straordinario del Governo per le persone scomparse, Borbala Bodolai, Senior Migration Officer della Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa,Alice Bloomfield, Migration Adviser del Comitato Internazionale della Croce Rossa, Monica Dialuce Gambino, Ispettrice Nazionale del Corpo Infermiere Volontarie CRI, Gabriele Lupini, Ispettore Nazionale del Corpo Militare CRI, Serena Battilomo, Direttore dell’Ufficio X per la Salute della donna e dell’età evolutiva del Ministero della Salute, Viviana Valastro, Responsabile del Programma Minori di Save the Children,Fabiana Giuliani del Progetto Praesidium per la Sicilia dell’UNHCR, Carlotta Santarossa, dell’OIM, Andrea Pettini, responsabile del servizio Restoring Family Link (RFL) della Croce Rossa Italiana, Alessandra Diodati, Coordinatore Nazionale Progetto Praesidium della CRI, Marco De Giorgi, Direttore Generale UNAR, Stefania Congia, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Divisione Politiche di integrazione e tutela dei minori stranieri, Stefano Liberti, giornalista e scrittore. Nel corso del workshop era presente anche Lorenzo Terranera, artista e illustratore, che ha realizzato durante i lavori una vignetta sul tema delle migrazioni. E’ stato poi presentato un video dell’attore e drammaturgoMoni Ovadia.
Sono stati approfonditi i temi legati alle operazioni Mare Nostrum e Triton in relazione al nuovo fenomeno dei migranti in transito e al progetto Praesidium, creato nel 2005 del Ministero dell’Interno, del quale la CRI fa parte insieme alle maggiori agenzie umanitarie, per potenziare l’accoglienza e l’assistenza dei “flussi misti” di migranti, che includono migranti economici, richiedenti asilo, minori non accompagnati, vittime di tratta, e per vigilare sulle condizioni di assistenza e accoglienza. E’ stato inoltre affrontato il tema dei minori non accompagnati e delle problematiche della salute e prevenzione. In Italia nel 2014 sono arrivate 170.100 persone, tra cui 26.122 minori. Delle persone sbarcate 106.959 tra uomini, donne e minori hanno viaggiato attraverso il Paese diretti altrove; si tratta dei cosiddetti “migranti in transito”, che non hanno la possibilità di accedere ai servizi sanitari e sfuggono ad ogni sorveglianza medica tranne quella svolta all’arrivo nel porto. Ma l’attenzione dei presenti, soprattutto degli studenti, è stata catalizzata dalla testimonianza di Abdullahi Ahmed dal centro Fenoglio di Settimo Torinese gestito dalla CRI. Abdullahi, protagonista della seconda parte del convegno, ha raccontato la sua storia di accoglienza e integrazione. Partito dalla Somalia in piena guerra civile nel 2008, giunto a Lampedusa dopo 7 mesi di viaggio estenuante tra deserto e mare, grazie alla Croce Rossa ha iniziato una nuova vita a Settimo Torinese, Comune che gli ha anche conferito la cittadinanza onoraria. Ventiseienne, oggi lavora al centro Fenoglio.A prescindere dallo status giuridico, l’azione della Croce Rossa, che ha assistito nel 2014 oltre 140.000 persone giunte sulle nostre coste, si concentra sulla necessità di salvare le vite dei migranti e di sostenerli, assicurando loro assistenza umanitaria, accoglienza e attività di supporto all’integrazione. Non sempre questo è possibile, infatti secondo alcune stime 20mila persone non sarebbero mai arrivate a destinazione. Inoltre da un anno, come ha spiegato Rosita Grillo dell’Ufficio del Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, si sta cercando di dare un nome ai 189 migranti morti nel naufragio di Lampedusa dell’ottobre 2013. A questo progetto collaborano le organizzazioni umanitarie come Caritas e Croce Rossa, e l’ Università di Milano. Secondo l’Ufficio del Commissario attualmente in Italia sono 29 mila le persone scomparse, di cui 21mila sono stranieri e più di 6mila minori non accompagnati. Un fenomeno, quest’ ultimo, in grande crescita, visto che la maggior parte, ben 5.800, sono scomparsi negli ultimi 7 anni.