Croce Rossa Lecce, storie e ricordi di un Capodanno particolare

Volontari nella sede CRI di Lecce
@Comitato Provinciale CRI Lecce

di Lucrezia MartinelliIl Capodanno 2015 resterà impresso, forse per sempre, nella memoria dei volontari della Croce Rossa di Lecce e di tutta la Puglia. La tragedia del traghetto della Norman Atlantic, che ha tenuto tutti col fiato sospeso, ha segnato le cronache degli ultimi giorni del 2014, insieme con lo sbarco di quasi mille migranti a Gallipoli, dalla nave mercantile Blue Sky, abbandonata alla deriva dagli scafisti.Appena si è diffusa la notizia del traghetto in fiamme, la Croce Rossa di Lecce si è attivata per rispondere a questa drammatica emergenza. La CRI, coordinata dalla Prefettura, ha accolto i primi naufraghi recuperati dagli elicotteri tra il 28 e il 29 dicembre. Il gruppo, di circa 30 passeggeri, dopo l’arrivo all’aeroporto militare di Galatina, è stato accompagnato a Lecce, dove la CRI ha trasferito in ospedale chi aveva necessità di controlli e assistenza. I volontari si sono subito dati da fare per trovare una struttura alberghiera dove i passeggeri salvati potessero riposarsi nella notte. Altri gruppi di naufraghi sono stati assistiti dalla CRI di Bari e di Brindisi. Il giorno seguente i naufraghi si sono riuniti presso la sede della Croce Rossa di Lecce, che nel giro di poche ore è diventata il punto di riferimento per chiunque fosse in cerca di notizie sui passeggeri del traghetto, i parenti, le istituzioni, le ambasciate. In sede, dove era attiva la Sala Operativa Provinciale (SOP), i volontari hanno iniziato un incessante e complicato lavoro di ricongiungimento e di contatto con i parenti. I naufraghi erano diventati 60. Fra di essi c’erano cittadini di tutte le nazionalità, greci, francesi, tedeschi, inglesi. I telefoni della SOP, dove è stato necessario aggiungere un’altra linea, squillavano ininterrottamente. Un’infinità di persone, in una babele di lingue, chiedevano informazioni sui loro cari. Familiari, amici, funzionari di ambasciata, ufficiali di collegamento, tutti chiamavano la Croce Rossa. “La fortuna a questo proposito – racconta la Presidente della CRI di Lecce, Ilaria Decimo, che instancabilmente ha coordinato le attività – ha voluto che tra i volontari ci fosse una giovane di madrelingua inglese che parlava ben 8 lingue e che praticamente ha tenuto i contatti con tutti!”. Elenchi sui presenti, elenchi sugli assenti, elenchi dei naufraghi trasferiti a Brindisi e a Bari. Nomi e dati da incrociare. Un lavoro intenso e fondamentale quello svolto dalla Croce Rossa, sia per i ricongiungimenti con i familiari, sia per la contestuale assistenza ai naufraghi, ripartiti poi da Galatina. Due cittadini inglesi, rimasti in sede per alcuni intoppi burocratici nelle procedure di rimpatrio, sono stati poi aiutati dalla Croce Rossa a ripartire. Un’emergenza speciale, alla quale la Croce Rossa ha risposto puntualmente e con grande spirito di abnegazione: 80 volontari – tra quelli presenti nella SOP e gli equipaggi che facevano la spola con le ambulanze – impegnati per giorni senza mai riposarsi, utilizzando tutti i mezzi di soccorso.

  

volontari CRI a Gallipoli
@Comitato Provinciale CRI Lecce

Le attività non erano ancora terminate quando all’improvviso una nuova emergenza ha bussato alla porta della CRI di Lecce: a Gallipoli stava per attraccare la Blue Sky, con a bordo 970 migranti abbandonati in balia del mare per giorni dagli scafisti. “Centinaia di persone da soccorrere e assistere – ricorda la Presidente – sfinite, che navigavano alla deriva da ore e ore, senza mangiare, senza dormire, al freddo. Non c’era il tempo di pensare, bisognava intervenire”. E pazienza se a Lecce ha iniziato pure a nevicare. L’emergenza neve non è certo un’attività ordinaria per i volontari del posto, ma la Croce Rossa era comunque pronta al molo con 40 volontari e 4 ambulanze. Per tutta la notte sono stati effettuati dalla CRI, con il coordinamento del 118 e in collaborazione con altre associazioni, circa 70 ricoveri tra uomini, donne e bambini. Con il termometro che segnava meno 7 gradi. A Gallipoli. E a Lecce, con la neve, le Unità di Strada, raddoppiate nonostante l’impiego totale di tutte le forze CRI, operavano per aiutare i senza dimora. Era il 31 dicembre. Ma i volontari non si sono mai fermati un attimo. “Per gestire tutte queste emergenze concomitanti – ha detto Ilaria Decimo – la nostra forza è stata quella di essere tutti molto uniti e di operare insieme in sinergia, con grande spirito di collaborazione, dai volontari più anziani a quelli più giovani. Una cooperazione unita e compatta con la Croce Rossa di Bari, di Brindisi, di tutte le sede intervenute. Una macchina perfetta. Grande solidarietà c’è stata anche da parte della popolazione. Molti cittadini hanno portato coperte, indumenti e generi di prima necessità. Ognuno dava ciò che poteva. Ci siamo dati da fare per trovare una struttura alberghiera per ospitare un gruppo di 40 migranti, ma le cucine non erano in funzione. Alcune signore del posto quindi sono andate lì a cucinare per i migranti. Malgrado la tragedia è stata un’esperienza bella e indimenticabile”. L’attività di Restoring Family Link è stata intensa e difficile anche per i migranti della Blue Sky, che dopo lo sbarco sono stati accompagnati in strutture di accoglienza differenti e in molti casi separati involontariamente alla partenza sui pullman. “Molti nuclei familiari – spiega Ilaria Decimo – hanno viaggiato su pullman diversi convinti di avere la stessa destinazione, ma non era così. Alcune persone separate le abbiamo rintracciate attraverso Facebook. Un gruppo di migranti della Blue Sky sono invece rimasti bloccati nella stazione di Lecce nella tarda serata e per tutta la notte, assistiti dalla CRI”.  “E’ stato un Capodanno diverso. Tanta fatica è stata ripagata da emozioni impareggiabili. Tra l’altro i media stranieri, accorsi anche all’arrivo della Blue Sky, sono rimasti molto sopresi del grande lavoro che le istituzioni italiane svolgono durante gli sbarchi. ‘Siate orgogliosi del vostro paese e di quello che fate per queste persone’ mi ha detto un giornalista della BBC. Abbiamo fatto perfino il ricongiungimento con un cane! Il passeggero greco della Norman Atlantic che, nelle foto che hanno fatto il giro del mondo, sul verricello ha voluto portare con sé il cane, in ospedale è stato separato dalla bestiola, affidata a un veterinario della ASL. Il naufrago ha sofferto molto per l’assenza del suo cane, dopo l’uscita dall’ospedale era nella sede CRI e chiedeva di continuo dove fosse il cane. Grazie all’aiuto di un volontario CRI che è veterinario, siamo riusciti a rintracciarlo e a riportarglielo, tra la gioia e la commozione di tutti. La Croce Rossa spesso cura anche l’anima delle persone. Quell’uomo aveva perso tutto, il cane in quel momento era l’unica cosa che gli rimaneva, era tutta la sua vita. Ecco, quando si vivono queste emozioni non ci si accorge della stanchezza, tutto avviene in maniera spontanea”.“Uno dei ricordi più significativi di questo speciale fine anno – sottolinea con emozione Ilaria Decimo – è quello dei migranti della Blue Sky che, giunti nelle strutture di accoglienza, avevano paura di scendere dai pullman, non sapevano dove fossero e cosa li attendesse. Qualcuno per rassicurarli gli ha indicato l’emblema della Croce Rossa sulla divisa dei volontari. I migranti appena lo hanno visto si sono tranquillizzati e sono scesi dai mezzi, affidandosi alla CRI. Spesso non ci si rende neanche conto di quanta forza abbia l’emblema a livello mondiale, di quanto possa essere carico di significati umanitari per le persone vulnerabili e non”.

  

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