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Catania, i primi ricongiungimenti familiari per il servizio RFL della Croce Rossa

Maglietta RFL
@CRI Catania via Facebook

Sono trascorsi appena due mesi e mezzo dall’avvio dell’Ufficio Restoring Family Links (RFL) a Catania, nel Comitato Provinciale CRI, ma il ‘diario di bordo’ dei volontari registra già numeri importanti e storie emozionanti.In uno sbarco avvenuto il 2 novembre a Catania, sono arrivati oltre 250 migranti. “Tra di loro – raccontano i volontari impegnati nelle operazioni di assistenza – c’era un bimbo piccolo, molto piccolo, nato appena da due giorni. La madre è scesa per prima. Giovanissima, fiera. Siamo rimasti tutti stupiti dalla sua forza, dalla sua capacità di reggersi in piedi, nonostante il viaggio estenuante e il parto. Insieme al bambino, è stata trasportata in ospedale per l’assistenza e gli opportuni controlli sanitari. Il padre e il loro secondo figlio sono rimasti sul molo, impazienti di rivederli e preoccupati perché la donna parlava soltanto l’arabo”. Intanto i migranti sbarcati stavano per essere indirizzati verso altre città d’Italia perché da giorni le strutture d’accoglienza di Catania erano al collasso. Le persone cominciavano a salire sui pullman. Da li a poco, sarebbero andati via. Ma questo significava anche che una famiglia sarebbe stata smembrata. Madre e piccolo appena nato, in ospedale a Catania, l’altro figlio e il padre lontani in un’altra città, in un altro centro d’accoglienza. Gli operatori RFL di Catania, presenti sul molo, hanno compreso subito la situazione. “Era necessario – raccontano – cercare una rapida soluzione, i pullman stavano per partire. Dopo aver coinvolto e sensibilizzato il Comune di Catania, finalmente siamo riusciti a trovare una Casa d’Accoglienza, pronta ad ospitarli. Ma non era finita. Il piccolo nato non poteva lasciare l’ospedale a causa del suo mancato riconoscimento, per l’assenza di un certificato di nascita”. La CRI di Catania quindi è stata nuovamente chiamata a supporto e con gli operatori RFL ha continuato la propria azione umanitaria, iniziata sul molo, per ottenere, non solo il mantenimento dei contatti tra i membri della famiglia migrante, evitandone di fatto la separazione, ma il ricongiungimento legale, attraverso un costante supporto e la cooperazione e il coordinamento tra i diversi attori coinvolti nell’evento. Confrontandosi con i servizi sociali del presidio ospedaliero, con quelli del Comune Catania e con l’Ufficio Registro, sono riusciti a far registrare il bambino e farlo riconoscere dal padre prima che decorresse il termine previsto (10 giorni) per legge, evitando in tal modo la separazione della famiglia. La coesione familiare, dunque, è stata assicurata con grande soddisfazione ed emozione di tutti i volontari di Croce Rossa. Sempre nel mese di novembre gli operatori RFL di Catania hanno seguito e coordinato altri due ricongiungimenti familiari. Una bimba migrante con una sospetta malattia esantematica, ricoverata in ospedale, è stata riunita ai genitori. Un’anziana migrante, trasportata in ospedale per un prelievo di sangue, era rimasta separata dalla famiglia. La donna, grazie ad un equipaggio CRI, è stata accompagnata in ambulanza fino a Messina, dove era attesa dagli altri parenti, con i quali era sbarcata in porto a Catania.

  

volontari CRI al molo di catania
@CRI Catania via Facebook

Qualche giorno prima di Natale, il 20 dicembre, durante uno sbarco, una famiglia di 5 persone, composta da madre incinta, padre e 3 bambini piccoli, è stata separata perché la donna, con minacce di aborto, è scesa insieme a una figlia dalla nave, mentre il resto della famiglia è rimasta a bordo. Gli operatori RFL non li hanno lasciati soli nemmeno per un momento e hanno assistito la famiglia incompleta al porto, rassicurandola sulla loro destinazione e sul loro successivo ricongiungimento. In serata, il lieto finale: la donna è stata dimessa e la famiglia si è riunita. Nello stesso sbarco un altro caso ha riguardato un nucleo familiare composto da moglie, incinta di sette mesi, marito e due bambini. La donna, durante le operazioni di sbarco è stata accompagnata in ospedale priva di sensi. Il marito e i due bambini, invece, rimasti al porto, sono stati trasferiti ad Agrigento con gli altri migranti. Il giorno successivo allo sbarco, una volontaria RFL, mediatrice culturale, si è recata presso l’ospedale in cui era ricoverata la donna. Simona, questo il nome della volontaria della Croce Rossa, ha avviato tutti i contatti del caso e ha rassicurato la donna, che dopo le dimissioni ha potuto raggiungere, accompagnata dagli RFL, la sua famiglia ad Agrigento.L’attività di RFL a Catania, oltre che in banchina durante le assistenze in fase di sbarco, viene svolta attraverso un ufficio, istituito presso la sede di via Etnea, n. 353, aperto il martedì e il venerdì mattina, 9-13, e pomeriggio, 16-18. Il Comitato Provinciale di Catania, infine, per rendere esecutivo e più operativo il mandato RFL, sta cercando di definire un protocollo d’intesa con la Prefettura di Catania.

  

              

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