Bresso, perdersi e ritrovarsi tra arrivi e partenze. Le storie di alcuni migranti raccolte dai volontari del servizio Restoring Family Links (RFL) della Lombardia
Accoglienza, assistenza, cure sanitarie, ospitalità. Sono alcune delle attività principali e più visibili che da mesi la Croce Rossa lombarda sta svolgendo giorno e notte per aiutare i numerosi migranti che arrivano nella Regione. In particolare il Centro Nazionale di Formazione CRI di Bresso, attivo dall’8 agosto 2014 su incarico della Prefettura, è diventato un vero e proprio hub: tra arrivi e partenze ha registrato fino ad oggi la presenza di 1600 persone e ospita attualmente oltre 400 richiedenti asilo, originari principalmente dell’Africa sub-sahariana. In questa grande macchina dell’accoglienza però ci sono anche tante attività meno note portate avanti con passione e professionalità dai volontari CRI, come la mediazione culturale, i corsi di lingua, le iniziative ricreative per i più piccoli, ma soprattutto c’è sempre il lavoro del servizio RFL (Restoring Family Links), che ha l’obiettivo di ristabilire i contatti e favorire il ricongiungimento di nuclei familiari e persone che a causa del viaggio non hanno più notizie dei loro cari. Alcune testimonianze, fortunatamente a lieto fine, sono state raccolte da volontari del gruppo RFL CRI della Lombardia. “Alex e Nina”. Il racconto di Laura Bassi, operatrice RFL Milano “Alex è arrivato al CFN di Bresso una sera di gennaio, con uno dei tanti pullman che ormai da mesi siamo abituati ad aspettare con donne, bambini e uomini con lo stesso sguardo, gli stessi occhi che guardano fuori dal buio. Lui ci ha subito raccontato di essere stato rapito in Libia, che da cinque mesi non aveva più notizie della moglie Nina, un nome di fantasia, incinta di alcuni mesi e che lei era probabilmente ancora là.Ci siamo subito messi al lavoro, e nel giro di qualche ora, con l’aiuto di alcuni dipendenti del CFN di Bresso, Nina è stata trovata in Italia, come ospite di una cooperativa sociale.Nina stava male, non aveva più notizie del marito da diversi mesi e a causa dello stress aveva perso il bambino che aspettava.Finalmente Alex e Nina potevano mettersi in contatto l’uno con l’altro per aver notizie e darsi coraggio. Da quel momento sono anche iniziate le procedure per il ricongiungimento. Il lavoro delle Prefetture e del Ministero, circa il certificato di matrimonio, ha richiesto un tempo relativamente lungo e l’attesa è diventata uno stress supplementare per loro due. Alex ci aspettava tutti i giorni nello stesso posto e rifiutava di uscire con gli altri ragazzi per paura di mancare il momento fatidico in cui gli avremmo annunciato di preparare la sua valigia per recarsi da sua moglie. Era molto in pensiero per lei, la quale spesso piangeva e lo teneva sveglio anche di notte. Lui ci ha detto semplicemente: “Mi manca, ha sofferto tanto e ha bisogno di me. Mettiti nei miei panni, cosa faresti?”.Difficile dimenticare la dolcezza, il sorriso, la gentilezza, la dignità, la compostezza e l’educazione di Alex, anche nei momenti di disperazione totale. Difficile dimenticare il suo sguardo e il suo abbraccio quando finalmente ho potuto dire. ”Prepara la valigia, domani mattina partiamo!”.Questo ricongiungimento è frutto di un lavoro di squadra, di persone che ci mettono il cuore e che mai chiedono qualcosa in cambio, perché essere ripagati da un sorriso, da un abbraccio e da una mano tesa in segno di ringraziamento basta per riempire il cuore. Grazie a tutti per aver condiviso con me l’abbraccio di Alex e Nina!”.
“I buoni samaritani”. Il racconto di Gian Maria Annoni, operatore RFL Monza“Laura mi ha chiamato nel pomeriggio chiedendomi la disponibilità per le 22 a Bresso per il servizio di accoglienza: sono previsti arrivi nel corso della notte, gli ultimi di una lunga serie che non sembra fermarsi mai. In pratica, salvo casi eccezionali, tutte le persone sono solo in transito a Bresso che costituisce un centro di smistamento. Inizio il servizio alle 21.30, i bus che stiamo aspettando sono in ritardo. Finalmente arrivano i primi 2 pullman, è notte e fa freddo nonostante la stagione. Saliamo a bordo e spieghiamo loro che sono arrivati a Milano, dovranno pazientare ancora un po‘ per arrivare a destinazione.Dialogo con una giovane coppia che parla un discreto francese e ha preso in custodia un ragazzino impaurito di 15 anni che parla solo un dialetto locale. Il marito mi confessa che allo sbarco hanno dichiarato che è un loro cugino per cercare di proteggerlo tenendolo con loro. Dolcemente, l’uomo mi fa da interprete per avere le generalità del ragazzo e capire, se ha qualche parente in Italia. Veniamo a sapere che la madre è in Italia e vive a Torino. Chiedo al ragazzino se ha un indirizzo e dall’interno dei pantaloni della tuta esce una strisciolina di carta avvolta nel cellophane: ci sono due numeri di cellulare. Gli chiedo quindi quale dei due dovrei chiamare, lui ne indica uno e componiamo il numero, squilla. Secondi lunghi come ore. Sono le 2.40 della notte, la madre risponde! Il ragazzo parla con sua madre, piange di gioia. Lasciamo alla madre, via sms, l’indirizzo del centro di via Spallanzani ma in realtà la donna si trova già a Milano. Si parte per Monza con la giovane coppia, il ragazzo e altre persone. Il ricongiungimento avviene durante la notte.È una grande emozione, ora partel’iter, tutto in salita, del ricongiungimento giuridico ma già riabbracciarsi èstato magnifico. Per noi la soddisfazione di un caso RFL risolto in tempi record, ma sicuramente tanta fortuna per questo minore, anche per aver trovato in mare la solidarietà di una coppia di suoi generosi conterranei”.