(ANSA) Volontario egiziano, a Lampedusa 70 ore senza dormire. Mediatore culturale della CRI, “tranquillizzo parlando in arabo”

“Quando un barcone attracca a Lampedusa, i migranti sono contenti di sentire parlare qualcuno in arabo. Si tranquillizzano e si rassicurano”. Così avviene ogni volta che arriva una carretta del mare colma di persone alla ricerca di nuove opportunità. Questo primo contatto di accoglienza è un’esperienza ripetuta per Bassam Elsaid, un egiziano nato a Torino, 25 anni fa, ma non italiano come le migliaia di migranti che ha ricevuto ed assistito nell’isola siciliana; ha un permesso di soggiorno per studio che rinnova ogni anno in attesa della cittadinanza italiana. Bassam è un volontario della Croce Rossa Italiana e fa il mediatore culturale; parla perfettamente l’arabo. Svolge quel delicato ruolo di ‘traduttore’ fra le parti non solo di procedure e regole, ma anche di emozioni e dolore. Nell’emergenza migranti dello scorso marzo, Bassam era a Lampedusa. Venti giorni nell’isola e prima della partenza un breve corso di formazione. Il suo compito principale era accogliere i migranti, si serviva dell’ arabo per farlo al meglio. “Io parlo un dialetto egiziano comprensibili a tutti. I migranti – dice – hanno piacere di sentire parlare un egiziano, una nazionalità amata nel mondo arabo. Questo li tranquillizza”. Bassam – unico interprete della Cri in quel momento – si è occupato delle ‘first call’, ossia la prima telefonata che i migranti fanno alla famiglia una volta giunti a terra per dire di essere sani e salvi.  “Ognuno, col nostro cellulare, può parlare circa un minuto. In 20 giorni ho permesso i contatti di 2.800 persone; in pratica sono stato quasi 48 ore al telefono”.”L’esperienza di Lampedusa è stata fantastica anche se faticosa. Sono stato fino a 70 ore in piedi, senza dormire. Ho imparato molto di più in quei giorni sul campo che in tre anni accademici”. Il volontario – che vive a Cuneo e che è anche consulente linguistico per la procura della Repubblica di Cuneo e Mondovi’ – è studente di Cooperazione e sviluppo a Scienze politiche all’Università di Torino. Delle tante persone incontrate, Bassam ricorda, in particolare, due ragazzi tunisini: “il primo parlava perfettamente inglese e francese ed era un volontario della Mezzaluna Rossa; quando è arrivato si è messo a dare una mano anche lui. L’altro, un ingegnere meccanico che ha riparato il gruppo elettrogeno che si era rotto; quando è tornata la luce c’è stato un applauso di tutti i connazionali”.Bassam lavora regolarmente con i migranti. A parte Lampedusa, si è occupato di minori non accompagnati ed ora lavora al Cie di Settimo Torinese. “Arrivano migranti da Bari, sono cittadini provenienti soprattutto dalla Costa d’ Avorio, dal Pakistan, dal Mali. Ma qui è routine”. Diventare volontario della Croce Rossa Italiana è stata un po’ una scelta personale un po’ un fatto dovuto al caso: “Avevo del tempo libero e volevo dedicarlo al volontariato. Per scegliere l’organizzazione ho lasciato fare in parte al caso: ho preso due bigliettini. In uno il nome della Cri, nell’altro di Emergency. E’ uscito quello della Cri”. (Di Agnese Malatesta – ANSA)

  

  

          

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