Progetto ‘Care’, l’intervista a Ulrico Angeloni
Ulrico Angeloni, Responsabile Unità Salute della Croce Rossa Italiana, ha rilasciato un’intervista ai partner del progetto ‘Care’ (Common approach for refugees and other migrant’s health) i cui risultati sono stati presentati martedi 14 marzo 2017 a Roma, presso l’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (Inmp). Quale il coinvolgimento di Croce Rossa Italiana nel progetto Care?La Croce Rossa Italiana si è impegnata nel progetto Care per garantire un’efficace e tempestiva risposta alle emergenze nazionali ed internazionali in tema di accoglienza e assistenza ai migranti. Un numero sempre maggiore di profughi arriva in Europa e in Italia ogni giorno. L’aumento dell’attività transfrontaliera quotidiana del personale sanitario e non sanitario ha sicuramente sollecitato l’intervento della CRI per la messa in atto di un sistema di monitoraggio e controllo dei migranti che ogni giorno approdano sulle coste. In generale, il primo step dei migranti è il passaggio negli “hot spot” dove ricevono le prime cure mediche necessarie, vengono foto segnalati, registrati e solo successivamente, vengono trasferiti in altri centri di accoglienza. Da qui nasce l’esigenza di un sistema di monitoraggio a livello sanitario per la salvaguardia ed il controllo sanitario dei migranti negli spostamenti, ma anche delle attività di prevenzione e cura a cui vengono sottoposti – in tal modo anche il lavoro dei sanitari che li seguono nel percorso clinico viene facilitato.Secondo la vostra opinione, quali sono gli obiettivi del progetto Care e quello che ha cercato di affrontare e realizzare?Gli obiettivi del progetto sono sicuramente la salvaguardia e la salute dei cittadini – migranti e non – e la tracciabilità delle attività sanitarie messe in atto per la prevenzione.Il progetto è stato concepito in maniera adeguata?Assolutamente sì.Il progetto Care riesce a conseguire i suoi obiettivi? Ad oggi il progetto Care è riuscito nel suo intento di raggiungere gli obiettivi prefissati, in particolare per quanto riguarda il Wp6. È stata sviluppata la piattaforma informatica e si sono distribuite, grazie anche alla collaborazione del personale dell’Inmp, un totale di 6.000 dispositivi usb: 2.000 in Grecia e 4.000 in Italia, suddivisi in egual modo tra Lampedusa e Trapani.I dispositivi elettronici servono come supporto alle informazioni sullo stato di salute del migrante raccolte all’arrivo attraverso il modulo di registrazione sanitaria e possono essere eventualmente integrate con altre notizie cliniche generate fuori del Centro (medico ospedaliero, Cara). In particolare, consentono una trasferibilità della “cartella clinica” del singolo paziente ad un dispositivo elettronico portatile nel momento del trasferimento del migrante, al fine di garantire la massima efficacia nella cura fornendo al nuovo medico tutte le informazioni utili.Quale dovrebbe essere, secondo la vostra opinione, l’impatto a breve e lungo termine del progetto?Sicuramente il controllo e la disponibilità di dati sanitari utile sia alla cura che al contenimento delle malattie, ma anche aumentare la consapevolezza della popolazione sulla realtà delle notizie sulla migrazione. È stato realistico il calendario del progetto e del “Work Package 6 – Wp6”, ovvero il tracking and monitoring health status, in termini di corso di attuazione? Ci sono stati eventuali ritardi? Se sì, perché?Ci sono stati dei ritardi dovuti all’effettiva distribuzione dei dispositivi informatici, ritardi logistici che però ad oggi sono stati ben recuperati.C’è stata abbastanza chiarezza e coerenza per quanto riguarda la progettazione e la realizzazione?Assolutamente sì.Ci sono delle criticità (interne o esterne) che sono state notate e hanno avuto un impatto nella realizzazione del progetto, in termini di gestione del progetto?Si, la parte economico amministrativa legata al mancato trasferimento dei fondi.Presenza di eventuali ostacoli, individuato nel Wp6, che hanno ostacolato l’effettiva attuazione del progetto?No.Ci sono state delle questioni esterne che hanno inciso (direttamente o indirettamente) nel Wp6? No. Anzi, il contributo del work package si è concretizzato con lo sviluppo della piattaforma informatica che prendeva origine da un progetto di Cri con il Ministero della Salute per il controllo effettivo delle attività sanitarie che direttamente interessano il migrante dal momento del suo arrivo sulle coste.La cartella clinica elettronica e il sistema per il monitoraggio dello stato di salute dei migranti e/o rifugiati. Puoi approfondire l’innovazione del sistema? La cartella clinica elettronica è fondamentalmente un insieme di informazioni e dati sullo stato di salute degli individui in formato digitale, che permette di trasmettere in tempo reale a chi di dovere – siano essi professionisti sanitari, istituzioni, enti o altri stakeholder – informazioni sullo stato di salute in questo caso del migrante che arriva sulla terra ferma. Una cartella ben disegnata e progettata include dati demografici, “storia sanitaria” del paziente, cure e allergie, stato immunitario, risultati di test di laboratorio, parametri vitali, dati personali come età e peso.Così strutturata, la cartella viene caricata su un supporto usb dopo il primo momento dell’accoglienza e può essere successivamente letta e aggiornata con nuovi dati ed informazioni dal sanitario che lo visita successivamente. La corretta collaborazione del personale, alla compilazione della cartella clinica permette di avere un quadro sempre aggiornato sullo stato di salute del migrante.Siete soddisfatti dal livello di cooperazione con i partner provenienti da altre istituzioni dell’Unione Europea al Wp6?Assolutamente sì e non abbiamo avuto problemi a collaborare. Penso anzi che la buona riuscita di un progetto di questa portata sia stata resa possibile grazie alla professionalità che tutti i partner del work package hanno dimostrato di avere lungo tutta la durata del progetto. I risultati ottenuti dimostrano l’impegno e l’efficienza dei partner e dello staff di supporto che hanno seguito con costanza le attività.Il partner di coordinamento (Inmp) ha fornito un sostegno sufficiente per il Wp6? Certamente, anche se alle volte in modo un po’ ruvido.