Operazione MEDSUD: conclusa la prima fase

 

La Marina Militare ha concluso la prima fase dell’operazione di recupero dei corpi all’esterno del relitto del peschereccio inabissatosi il 18 aprile 2015 ad una profondità di circa 400 metri, con oltre 700 persone a bordo, iniziata nel mese di giugno al largo delle coste libiche, nel canale di Sicilia.L’operazione, complessa e delicata, voluta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, vede impegnate diverse unità navali, tra le quali nave Gorgona e nave Tremiti, unità tipo moto trasporti costieri, sulle quali sono state impiegate le squadre di recupero dell’unità di gestione dei corpi senza vita del Corpo militare della C.R.I..Oltre 40 militari di croce rossa, abilitati alle attività di biocontenimento e di decontaminazione si sono avvicendati a bordo delle navi, con turni di circa 20 giorni, per gestire le delicate e particolari fasi di ricezione, trattamento e conservazione dei corpi recuperati dal Gruppo Operativo Subacqueo della marina con con l’ausilio di un  R.O.V. (Remotely Operated Vehicle) filoguidato da bordo di nave Leonardo.Per la specifica esigenza il Corpo militare ha allestito, prima su nave Gorgona e poi su nave Tremiti, del materiale della propria unità di gestione dei corpi senza vita.Ulteriori dotazioni per la conservazione dei corpi, con relativo personale, sono state messe a disposizione della Marina presso la base navale in Sicilia per assicurare la corretta conservazione delle salme consegnate dalle unità navali per i successivi esami autoptici, coordinati dall’ autorità giudiziaria.Il concorso del Corpo militare per la specifica missione, voluto dall’Ispettorato di Sanità della Marina Militare, rientra nella collaborazione più ampia con la Marina Militare nelle attività di controllo dei flussi migratori iniziata nel 2014 con l’operazione Mare Nostrum.

 

  

 

  

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