Diario di una crocerossina ad Haiti – Sorella Fiorella FRISCIA

Il 15 maggio S.lla Virginia Del Santo, ha terminato il suo servizio ad Haiti. Ad avvicendarla in missione è stata S.lla Fiorella Friscia, con la quale continueremo a seguire l’evoluzione dell’impiego delle II.VV. come di tutto l’intervento CR, ad Haiti. (16 maggio 2010) Cercherò di riassumere una giornata ricchissima di contatti ed esperienze. Sono stata presentata all’intero gruppo di colleghi, che operano in questo campo e da subito sono stata impegnata prevalentemente in funzione di traduttore di lingua francese, poiché il personale locale non conosce altra lingua, opportunità questa che mi ha permesso di fatto, di entrare in subito e con facilità in relazione con quanti ho avuto modo di conoscere. Ho ricevuto anche l’incarico per un ruolo inatteso, ma molto gradito: il responsabile della segreteria amministrativa mi ha richiesto di collaborare alla gestione della posta elettronica in arrivo e partenza, è un lavoro delicato, l’averlo ricevuto mi fa sperare di potermi far apprezzare e con me tutte le Infermiere Volontarie, che qui sento di rappresentare. Nel pomeriggio un responsabile del capo campo ha convocato noi, nuovi arrivati, per darci ulteriori informazioni sulla missione, fornendo anche delle guide sanitarie da seguire rigorosamente. Domani avremo una riunione sulla sicurezza, il tutto in puro, velocissimo inglese, come di rito nelle missioni internazionali

  

(17 maggio 2010) Dopo la disavventura dell’arrivo, con la perdita dei miei bagagli (dei quali attendo ancora notizie) oggi è stata una giornata da ricordare. Questa mattina mi è stato comunicato che avrei accompagnato una collaboratrice locale ad effettuare degli esami ecografici presso una struttura ospedaliera locale. Non pensavo di poter vivere una simile esperienza così in breve tempo. Era indispensabile una presenza, che potesse conciliare l’assistenza al malato con il supporto in lingua francese per eventuali problematiche. Questa opportunità mi ha anche permesso di scoprire di persona quella realtà, descritta tante volte dalle Sorelle, che mi hanno preceduto e che nonostante tutto, è stata un’esperienza impressionante: un paese in ginocchio, che cerca di riprendere una vita normale senza perdere la luce della speranza . Nel pomeriggio il responsabile del settore sanitario di nazionalità finlandese ed il responsabile del settore sicurezza di nazionalità inglese, hanno incontrato tutti i nuovi arrivati, me compresa, per informarci di quanto è indispensabile che ognuno di noi conosca, per quanto riguarda questi settori. Indicazioni senz’altro utili per procedere e in regime di tutela. . (18 maggio 2010) Oggi ad Haiti è stata Festa Nazionale, la cosiddetta “Festa della Bandiera”. Qui al campo però l’attività non ha avuto variazioni, il lavoro è incessante per cui ho collaborato tutto il giorno in segreteria come previsto. Le previsioni meteo purtroppo non riferiscono buone notizie, si annuncia un gran temporale con tuoni e lampi tropicali e in queste condizioni la vita del campo assume tutt’ altro aspetto. Domani avremo una giornata molto laboriosa, abbiamo già ricevuto le disposizioni al riguardo. Altro dato positivo della giornata, finalmente ho ricevuto notizie da casa, è stato bellissimo! (20 maggio 2010) Non avrei mai creduto di rivederlo! Parlo del tubolare IIVV, che dopo aver fatto chissà quali percorsi mi è stato riconsegnato. La ricompensa di una laboriosa mattinata! Ho aiutato un collega impegnato con numerose e complicate (come sempre) questioni burocratiche da derimere in francese. I collaboratori haitiani del campo parlano un francese prevalentemente creolo e molto spesso la comprensione non è affatto immediata. A questo si unisce una certa difficoltà alla comprensione della necessità di alcune procedure, per un popolo che vive essenzialmente il presente, abituato com’è a superare grandi sconvolgimenti, climatici, tellurici e di ogni altro genere, senza particolari e strutturate programmazioni. Da questo campo CR vengono attivate molte azioni umanitarie, intervenendo ogni qualvolta che si ha percezione di situazioni di bisogno nelle quali si possa essere utili. Per coordinare questo lavoro è necessario una guida, un responsabile, di grande sensibilità, che riesca a non perdere di vista nulla e nessuno, in grado di lavorare in armonia con il proprio staff e con la popolazione. Fortunatamente noi li abbiamo. Temporale in arrivo. (22 maggio 2010) Oggi quasi tutto lo staff del contingente si prepara a quattro giorni di cattive condizioni meteorologiche provenienti dalla regione di Cuba: Tutto il campo si sta preparando rafforzando ulteriormente le strutture. Noi ci sentiamo al sicuro, le nostre tende sono confortevoli e assolutamente stabili e impermeabilizzate. Le emozioni oggi sono state davvero grandi, abbiamo incontrato alcuni bambini di un campo haitiano tra i più poveri. Pur nelle loro condizioni, rappresentano sicuramente la visione più pura e semplice, che occhio umano può percepire. Anche il gesto più naturale da parte nostra, doveroso direi, (siamo qui per questo!) di fornire loro provviste d’acqua, ha fatto sorgere grandi sorrisi e piccoli gesti affettuosi e comunicativi. Sensazioni indescrivibili dove si mischiano sentimenti d’ogni genere uniti a riflessioni sul nostro vivere quotidiano. Mancano davvero le parole per dire quanto in termini di valore umano quest’incarico può dare La giornata si conclude con una nota di “mondanità. Questa sera nell’ambito di attività di scambio diplomatico il responsabile ha invitato alcuni delegati danesi e “alla Sorella” sono affidate le possibili note di accoglienza!

  

(24 maggio 2010) Il clima si è stabilizzato su temperature calde, ma accettabili per questi luoghi e già di buon mattino il nostro Responsabile ha programmato degli incontri con il personale haitiano impegnandomi per le traduzioni simultanee. La Federazione infatti ha stabilito di migliorare ulteriormente le condizioni abitative delle tende, già peraltro accettabili ed è necessario stabilire nuove logistiche per il campo. Dovranno inoltre essere effettuate, alcune indagini di mercato per acquisti e manodopera e sarò coinvolta anche nel ruolo di interprete. Di certo migliorerò il mio francese, ma soprattutto mi renderò utile. Nel pomeriggio ho lavorato in segreteria, anche per raccogliere le idee e continuare un lavoro di documentazione su questa esperienza. (25 maggio 2010) Grande importanza è riconosciuta dalla IFRC all’ integrazione dei local workes in tutte le attività che vengono svolte nel campo. In questo ambito il ruolo delle II.VV.CRI diventa davvero significativo unendo esperienza e capacità. Non solo un lavoro di semplice approccio e traduzione linguistica, ma una relazione interpersonale che, crea fiducia e ingenera nuove forme di collaborazione. Da programma, in mattinata mi sono recata con le consuete modalità a reperire i farmaci prescritti nei giorni scorsi ad alcuni collaboratori, cosa che in verità ho potuto risolvere parzialmente, poiché da due settimane ad Haiti attendiamo approvvigionamenti farmaceutici, in conseguenza di ciò, sono ritornata dal dottore dell’Ospedale per modificare le prescrizioni Al rientro, mi sono intrattenuta con una meravigliosa bimba, figlia di un nostro chef locale, che ha perduto sotto le macerie del terremoto la mamma ed il fratellino. Un momento davvero particolare per me, giocare qualche ora insieme a lei, parlando e cantando in francese…. . (26 maggio 2010) Stamani mi è stato comunicato che avrei accompagnato il capo missione ed il responsabile della segreteria al Consolato Italiano ad Haiti per incontrare il Console. Dopo una breve attesa siamo stati ricevuti con grande amabilità . Il Console, ha avuto parole molto lusinghiere per l’impegno italiano in questo paese. Al termi del colloquio, uscendo ho visto la nostra bandiera sventolare, era grande, bellissima e vissuta, confesso di essermi sentita felice e orgogliosa nel vederLa lì a simboleggiare l’amicizia tra i nostri popoli. Pomeriggio di trattative in francese per l’ acquisto di sedie, tavolini e altri arredi per le tende. Nessuno avrebbe pensato che le II.VV. CRI sanno essere così convincenti per ottenere qualcosa (per gli altri) e in quante lingue diverse!. Presto sarà sera e con il crepuscolo arriverà anche quel momento di pace, tutto per noi, che tanto attendiamo a fine giornata (27 maggio 2010) Qualche piccola disfunzione tecnica ha creato problemi nei collegamenti e nell’illuminazione serale del campo. Niente paura, le lampade di emergenza hanno illuminato a giorno le tende e all’alba tutto è rientrato. Ieri avremmo dovuto avere una perturbazione sostenuta, tutto era stato predisposto, ma i venti caraibici per fortuna sono stati propizi. Le attività hanno seguito il normale corso e già di buon ora sono arrivati i fornitori alimentari. E’ veramente uno spettacolo vedere le grandi ceste di paglia ricolme di prodotti locali coltivati secondo metodi tradizionali. Metodi “antichi”, che sono stati comuni a tutte le culture anche la nostra, ma che vanno scomparendo. Anche le bilance sono molto rudimentali e la contrattazione, cui sono stata deputata, mi consente anche di mettere in campo le “astuzie di massaia”. Forse a breve potrò fare un’esperienza interessante: visitare l’Ospedale da campo della CR tedesca che, dicono essere particolarmente innovativo ed attrezzato per le emergenze. Mi auguro che questa opportunità vada in porto, sono molto interessata a conoscere le loro metodologie di lavoro. Il pomeriggio è stato tutto dedicato al “progetto integrazione” in particolare ad alcuni bambini delle collaboratrici haitiane, che periodicamente vengono al campo. Sebbene il caldo delle cucine sia asfissiante, la loro grazia così spontanea e le loro canzoni locali, hanno rinfrescato l’atmosfera. Quando a fine serata ho aiutato le mamme a fare loro la doccia, era scomparsa ogni traccia di timida riservatezza. Ma stasera c’è anche un bel momento comunitario da registrare: dopo cena tutti noi italiani (in tutto 12) siamo stati invitati ad una festa di saluto per l’avvicendamento della delegazione colombiana. Mi sentivo un pò fuori posto, ma i ritmi della musica latina e il grande garbo nell’accoglierci, mi ha fatto trascorrere qualche ora in piacevole conversare. (29 maggio 2010) Le ” ugge” di ieri come per incanto si sono dissipate. Già di buon mattino grande sole, operosità e buonumore prendono il sopravvento. Lo staff logistico del nostro contingente sta costruendo un grande telo ombreggiante sulla tenda – cantinetta per rendere ancora più confortevole il momento di aggregazione dei delegati durante l’ora dedicata ai pasti. E’ bellissimo lavorare tutti insieme, ascoltare dialetti di tutte le parti d’Italia che, si confondono con francese creolo con incredibili improvvisazioni. Domani sarà la festa della mamma haitiana e il nostro Respoonsabile sta organizzando una colazione speciale: prepareremo tutto con le collaboratrici che, porteranno anche i loro bambini. Sono stata incaricata dell’acquisto degli ingredienti per un gran gateau che dobbiamo decorare ensamble, anche se reperire il necessario non è stato facile. Parte del pomeriggio è stato dedicato a realizzare con lo chef un gigantesco pan di spagna, base della torta . In tutto questo fervore non sono mancati gli imprevisti per i quali ha echeggiato: ” Dov’è la Sorella”?… disinfetta un graffio, togli una scheggia di legno, cerca un collirio… Per fortuna siamo ben forniti di tutto l’occorrente! (30 maggio 2010) E’ domenica e già dalle prime luci dell’alba tutto appare diverso: si mescolano nell’aria con delicata disinvoltura i canti della moschea , i rombi degli aerei e i fieri richiami dei galli haitiani che, sembrano ignorare del tutto la nostra invadenza sul loro tradizionale territorio. Molti del gruppo italiano si preparano per trascorrere qualche ora al mare, io ho un gran da fare per la preparazione della festa per le mamme haitiane e in breve mi accorgo ch,e tra cucina e addobbi, il tempo è volato. Piano piano la cucina si popola, volti allegri, abiti da festa, cappelli di paglia, grandi orecchini, e ancora odori di essenze e poi bambini dai grandi occhi vellutati, con testoline agghindate ora con sfere colorate, ora con enormi fiocchi di lucido nylon. Non posso fare a meno di dilungarmi, vorrei che poteste vederli…Poi, tutti a tavola, timidi e sorpresi per una circostanza che li vede protagonisti, circondati da simpatia e affetto. Scivolano sui piatti le pietanze, un pò italiane, un pò haitiane e poi arriva la torta sulla quale abbiamo scritto BFM (Bon fète maman), una foto di gruppo e un tenero cadeau che, il Responsabile ha voluto comunque realizzare per le mamme, sebbene il caldo e difficoltà obiettive: una rosa confezionata per ciascuna anche per quella che, purtroppo non cè più e viene ricordata con commozione… Che dire, non so se sono stanca, di certo contenta e con me tutto il gruppo. (31 maggio 2010) Prima del consueto report un grande in bocca al lupo per il nostro impegno al 2 Giugno!. Saranno di certo fiere le nostre Sorelle impegnate nella compagnia sfilante. Da parte mia, in questa giornata di torrido caldo, ho cercato di fare onore al nostro impegno in altro modo e in altra parte del mondo. Oggi, di buon’ ora sono partita per Carrefour, cittadina oltremodo colpita dal sisma, nella quale è stato realizzato un ospedale da campo tedesco. Il tragitto di per se meriterebbe un’elaborata rappresentazione, ma spero comunque di riuscire a sintetizzare senza sminuire, quanto ho visto e vissuto di veramente speciale. Da subito il mio collega ed io siamo stati accolti dal manager che, gestisce questa immensa struttura realizzata all’interno di un grande stadio sportivo. Associare il tripudio calcistico di folle esultanti a bianche tende ospedaliere ,in verità mi rende all’inizio un po’ perplessa. Visitiamo tutti i reparti, sala chirurgica compresa, sala parto con bebe appena riposto su una spartana bilancia, ed ancora… reparto sterilizzazione, pronto soccorso, laboratorio analisi, dispensario farmaci e infine, arrivo in un luogo speciale, il reparto dei prematuri. Sebbene mamma o forse proprio per questo, cedo allo stupore: venti brandine da campo allineate accolgono piccole creature, talmente piccole che, ho paura che anche uno sguardo possa loro nuocere. Sembrano bamboline infagottate in teli improvvisati, ma subito mi accorgo che, nulla è a caso, che in quella strana combinazione ospedaliera c’è cura, amore, dedizione, serena accettazione di un evento, che accade e come tale va vissuto con tutte le accortezze del caso. Mi guardo intorno, la più piccola creatura pesa un chilo e trecento grammi, perfetta nella sue dimensioni. La mamma, mi spiega, che ha perduto i suoi cari sotto le macerie e il parto è arrivato prematuramente. Medici, infermiere, pazienti mi osservano con interesse, tutti parlano in francese e le domande piovono copiose: chi siamo, dove andiamo, perché. Cerco di raccontarmi e leggo nei loro occhi che mi hanno accettata e d’improvviso, mi ritrovo ad accudire due gemellini prematuri affidatimi che, devono essere alimentati con latte materno attraverso un sondino. Rimango vicino a quella culla troppo grande circa due ore, tribolando per l’emozione, smorzando il mio entusiasmo, poi l’ora della pausa interrompe questa atmosfera, il piccino rifocillato viene nuovamente affidato alle cure materne. Nei viali che, precedono la mensa incontro un padiglione nel quale l’Unicef ha realizzato una scuola per i bimbi che, hanno perduto tutto. Saluto con la mano, il maestro mi invita ad entrare, i bimbi si alzano e cantano una canzoncina per accogliermi, rimango ammutolita, basco in mano. Una canzone francese che, ricorda la vita, la speranza e la bella compagnia.Sorrido, ma l’emozione è così forte che temo di non reggerla. Con un notevole sforzo mantengo il contegno, ma immortalo tutto perchè temo che, se non lo facessi nemmeno io potrei credere ricordandolo, che sia stato tutto vero. Spero di essere riuscita a trasmettervi almeno una piccola parte delle emozioni provate. Non è facile, perché qui tutto acquista un valore unico, niente è banale. (2 giugno 2010) Immagino le Sorelle “marcianti” stanche, ma felici alla fine di un periodo di prove e di una giornata speciale.Anche da qui abbiamo in qualche modo vissuto la nostra festa nazionale, idealmente al fianco della CRI. Qui al campo base la pioggia cade incessante e copiosa, rallentando i ritmi di lavoro e dando a tutti noi un pò di sollievo, immersi come siamo in un clima torrido. Si susseguono riunioni logistiche e programmatiche per un l’imminente evento e la mia principale occupazione è stata quella di seguire l’andamento della mensa in termini di frequentazione e di gradimento. Un piccolo segreto: domani è il compleanno del nostro Responsabile e stiamo preparando una cenetta per farlo sentire meno lontano dai suoi affetti e dal piccolo che ha lasciato a Roma. (3 giugno2010) Questa odierna è anche una giornata di festa per i cattolici di Haiti, la “Festa di Dio”, tradotto letteralmente. Il lavoro si avvia a grandi passi verso punte massime di frenesia: elenchi di materiali, ricerche fornitori, individuazione zone ombreggiate, rimessaggio per i servizi, controllo dei pluviali in vista di piogge improvvise. E’ una ricerca affannosa di vocaboli in francese di attrezzature, galleggianti, tubi, spillatrici e moltissime altre cose di falegnameria, idraulica e ammetto che, per una II.VV.CRI , sono davvero una gran bella novità. Inoltre mi sono impegnata in gran segreto ad aiutare lo chef nella preparazione della cena a sorpresa per il compleanno programmato, trascorrendo tutto il pomeriggio chiusa in cucina, tra ananas, salse e pan di spagna che, ha sempre un gran successo. Ogni momento ricreativo che ci ritagliamo, alleggerisce la tensione e ci fa riprendere con più vigore gli impegni che ci attendono, e per questo è da considerarsi importante e soprattutto necessario. (4 giugno 2010) Prima del report odierno, vorrei soffermarmi su qualche particolare che, ha caratterizzato la serata di ieri. In concidenza con la nostra torta di compleanno ieri sera un’altro evento ha vivacizzato la cena. Uno dei responsabili IFRC, capo delle operazioni sul territorio haitiano, lascia questa sede per altro incarico e, a conclusione dei saluti che, si sono svolti nella sede della delegazione danese, gli ospiti si sono uniti a noi per un brindisi benaugurale e la serata si è arricchita di nuove tradizioni, ma soprattutto di interessanti dati sulla storia di questo popolo e su quanto in termini di progettualità si sta realizzando a breve e lungo termine. La giornata odierna è invece stata caratterizzata dai postumi di un temporale notturno e uscendo dal campo per il reperimento di alcuni materiali, troviamo una città che, ai ben noti problemi, aggiunge allagamenti ed acquitrini stagnanti. Man mano che, arrivano i materiali commissionati, si procede al ripristino ed al miglioramento dei servizi e degli standard di accoglienza mentre pioggia e vento ci costringono a prendere il pomeriggio con pazienza e rassegnazione e pur tra impermeabili, torce elettriche e ripari di fortuna, alla fine tutto segue il suo corso, cucina e distribuzione pasti compreso. (6 giugno 2010) Nella vita del campo anche oggi, gran via vai perché, sebbene molti delegati si allontanino per il fine settimana, sono in arrivo gli ospiti che, parteciperanno all’evento in previsione per mercoledì prossimo. In più, parte del nostro gruppo è andato in un villaggio vicino e rimanendo in numero ridotto, ci siamo riorganizzati per le attività programmate. Il fotografo ufficiale del campo, di nazionalità spagnola, ha organizzato nella tenda meeting una mostra di tutti gli scatti realizzati nei luoghi del terremoto, accostandoli a realtà pregresse che consentono di cogliere, con cruda immediatezza, quanto immenso e dirompente sia stato questo sisma. Aldilà dei luoghi, che segnalano pur sempre una natura sconvolta, restano impressi i volti, gli sguardi di una popolazione che, comunica con fiera dignità un’ accettazione dei fatti naturali che non è rassegnazione. Questa esperienza visiva, troppo veloce per lasciare il tempo ad immediate riflessioni, mi ha accompagnato durante tutta la giornata e aspetto di comprendere … quando a fine serata potrò in solitudine rimettere a fuoco ciò che maggiormente mi ha colpito. (7 giugno 2010) Un’altra occasione emozionante aggiunge oggi una pagina al libro dei ricordi: l’aver incontrato un sacerdote italiano, Padre Gianfranco, che da circa dieci anni ha realizzato una comunità-ospedale, S. Camille, che dà assistenza sociale e medica ad un quartiere povero di Port-au Price. In effetti al campo mi era giunta notizia di questo missionario, ma la mia memoria non aveva focalizzato la notizia, lasciandola passare insieme ad altre che, i telegiornali passano velocemente a fine serata, durante la cena. Ma il caso, quello che sembra disegnato da una mano divina, ha fatto sì che una nuova opportunità arrivasse per non far cadere nel nulla, questa notizia e trasformarla in un incontro importante. Usciamo con il Responsabile per alcune attività e in questa occasione lo incontriamo.Un volto una stretta di mano.Pochissimo tempo per una grande intesa, uno sguardo di pacata curiosità sull’ uniforme di II.VV., e in breve si apre una conversazione che si espande, si arricchisce di scambio e motivazioni, di difficoltà di storia vissuta, racconti a volte drammatici come quello del rapimento durante una sanguinosa rivolta ad Haiti nel 2003, storie esperienze riflessioni. Il tempo passa veloce. Dietro la porta si accalca un’umanità variegata che, ha in comune aspettative concrete, non solo materiali. Ci salutiamo e promettiamo di rivederci per collaborare in qualche modo, poi, passando tra una folla di sorrisi, rientriamo al campo. Il lavoro ci aspetta . (13 giugno 2010) Il caldo cocente di questo sabato ha convinto anche gli ospiti più riottosi a lasciare il campo base per altre mete, anche se credo sia davvero impossibile ipotizzare maggiore comfort altrove. Non a caso nei giorni scorsi la logistica italiana è stata ampiamente menzionata in merito alla recettività per efficienza, pulizia e accoglienza Oggi, come dicevo è sabato, e posso dedicare un po’ di tempo a me stessa. In tarda mattinata, in buona compagnia, sono andata presso l’Ufficio emigrazione-immigrazione dove ho potuto approfondire alcuni aspetti delle molteplici procedure amministrative che mi consentono di aiutare i collaboratori haitiani, con maggiore efficienza e con i quali ho stabilito un rapporto di amichevole e fiducia fin anche ad essere un riferimento per timori, dubbi e perché no, curiosità varie. Sarà difficile dimenticare le loro gioiose risate, il suono sereno ed infantile di voci che scopro ormai familiari, il genuino stupore di nuove scoperte che, il nostro emisfero ha già consumato. (14 giugno 2010) La vita in un campo base segue inevitabilmente i ritmi che, la natura impone con regolare imperturbabile sacralità. Così, al sorgere del sole, le nostre tende si inondano di una luce via via più intensa ed ogni cosa si anima di forma e colore. Oggi avremo due visite: quella del nuovo Deputy, figura amministrativa che coordina le nostre attività operative con le esigenze della Federazione e quella del Comandante del presidio Carabinieri insediato da qualche mese ad Haiti. A quest’ultimi abbiamo mostrato con orgoglio il nostro campo base, con le impiantistiche che spesso ho avuto occasione di descrivere e che, costituiscono il nostro vanto, anche se un impietoso sole allo zenit rifletteva su tutti noi, in uniforme completa, tutta la luminosità e il calore possibili. (15 giugno 2010) Cercherò di riassumere in breve una giornata da raccontare, da ricordare e che fornisce qualche risposta ai molti interrogativi che la ragione pone in situazioni come questa. Partiamo di buon ora per raggiungere Gressier, un villaggio, che dista da Port au Prince circa due ore, considerando le strade dissestate ed itinerari che seguono percorsi di assoluta sicurezza. So già che dobbiamo visitare una postazione della Società Nazionale del Lussemburgo, impegnata nella costruzione di un complesso ospedaliero che, dovrà interagire con una popolazione di circa 80.000 persone. Detto così può apparire possibile, nella realtà arriviamo costeggiando il mare in una località duramente colpita dal sisma, quasi nell’epicentro di tanta distruzione. Nessun maestro di arte pittorica o letteraria potrebbe rappresentare la fierezza di una lussureggiante natura tropicale che, come pietrificata, convive con elementi innaturali, macerie di ogni tipo ed normi cumuli di costruzioni abbattute, talmente immoti che lasciano rivivere il momento fatale della loro disgregazione. Il delegato del Lussemburgo ci attende in un campo ben organizzato dove anche la Caritas ha realizzato un centro accoglienza per la popolazione; raggiungiamo in breve un’altra zona, circa 20.000 metri quadri di verde terreno tra palme, cocchi e vegetazione di ogni tipo. Fanno capolino quattro grandi strutture rettangolari che, ottimamente razionalizzati, diventeranno un Centro salute, con infermeria, dispensario farmaceutico, medicheria, sala travaglio e parto, 40 posti letti, 2 medici, 4 infermieri, 1 tecnico analisi, 1 farmacista e quattro ausiliari. Mi sembra una meravigliosa realtà che ,prende corpo sotto gli sguardi fiduciosi di mamme e bimbi che stazionano lì intorno. Il delegato è entusiasta, ci accompagna anche dove solo qualche puntello racconta quel che sarà e noi siamo talmente immedesimati da farci condurre per mano in luoghi che ancora solo il cuore ha edificato. Mi fermo, serve una pausa per prendere fiato e gioire, una volta tanto delle piccole grandi cose.  (20 giugno 2010) Devo voltare l’ultima pagina di un lungo diario senza disperdere nulla di ciò che ho cercato via via di rappresentare. Ho vissuto questa esperienza come un privilegio raro ed irripetibile per la complessità degli eventi naturali e per l’impatto umano nei confronti di una popolazione diversa per tradizioni, costumi , lingua , ma identicamente uguale nella sofferenza e nel disagio. Sono felice di aver avuto l’opportunità di vivere una simile esperienza durante la quale Sorella Monica Dialuce Gambino mi ha ogni giorno accompagnato per mano , dandomi energia ed entusiasmo, con una condivisione che ho sentito immediata e rara. Oggi piove, tutto è grigio e anche il campo sembra sbiadito ed immobile, noi tutti celiamo una lucida tristezza dietro frenetico lavoro per consegnare le attività al nuovo contingente. I nostri amici haitiani sono venuti con i loro vestiti migliori e ciascuno di noi ha anche ricevuto un piccolo dono ricordo: non sanno che nulla potrebbero aggiungere alla loro autentica bellezza e spontaneità. Sono rimasta a lungo in cucina a parlare con loro, come se non dovessi partire, noto che i loro sguardi stasera hanno una tenerezza disarmante, lucida di lacrime,questo mi fa ben sperare che mi abbiano sentito vicina e partecipe della loro vita. Domani all’alba si parte per S. Domingo, per poi proseguire per l’Italia con successive tappe di viaggio. Potrò ancora stare con i miei compagni d’avventura e per la prima volta scrivere i loro nomi invece che chiamarli a gran voce, come fin qui ho fatto, godendo della loro amicizia, della loro incondizionata pazienza nei miei confronti, condividendo caldo, fatica e spesso anche nostalgia. A questo punto non posso sorvolare, primo fra tutti, non solo per incarico, il Cap. Rocco Cosentino, team leader del nostro contingente ma soprattutto persona genuina, leale, grande acume ben celato dietro una fanciullesca gioiosità, ha saputo valorizzare ognuno di noi in base a caratteristiche personali e professionali; David Marchese, chef per amore, poliedrico, generoso , sempre attento al nostro buon umore a tavola, ma anche ottimo organizzatore nei doveri di accoglienza ,supportato dall’aiuto di Enzo Salamone, mio primo affettuoso riferimento di questa missione. Mariano Cordella, severo gestore delle risorse finanziarie, torturato dalle nostre continue richieste di cambi ora in euro, dollari, gourdes e pesos. Piero Meloni, ,responsabile di segreteria, tenerezza e garbo dietro un silenzioso rigore professionale che insieme a Christian Tamanini, logista del gruppo,ha realizzato un buon record di serena convivenza fra l’algido nord ed il chiassoso sud. E ancora Peppe Cannata, che pioggia e notte non hanno fermato per risolvere i guasti dei gruppi elettrogeni dell’intero campo e che insieme a Carlo Daniello, supermago dell’idraulica, hanno reso possibile un’impiantistica da campo mantenuta su standard di livello alberghiero, per concludere con Marco Fabiani, che come il genio della lampada ha cercato di esaudire quanto più possibile le nostre quotidiane richieste . Ottima miscela per un gruppo affiatato, ironico , mai banale , rispettoso dei doveri verso il lavoro e verso l’amicizia e…. verso una Sorella! Bella esperienza, questa di Haiti, che lascia il segno non solo per quanto io abbia saputo dare ma per quanto ho ricevuto , e quando verrà il tempo della nostalgia ci saranno tutti questi bellissimi ricordi da rivivere. Cliccare qui per visualizzare la galleria fotografica

       

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