Migranti, nuove morti nel Mediterraneo. Proprio un anno fa nel Canale di Sicilia la tragedia in cui persero la vita 800 persone. Rocca: “Oggi dobbiamo ancora piangere altre vittime. Proteggiamo le persone e non i confini”

Una nuova tragedia del mare è accaduta proprio oggi, a un anno preciso dal naufragio in cui hanno perso la vita circa 800 persone. Sarebbero 400 i migranti dispersi, a bordo di 4 barconi, nel Mar Mediterraneo, al largo delle coste egiziane. Sei cadaveri sono stati rinvenuti invece a bordo di un gommone partito da Sabratha. A un anno da quella che viene considerata unanimemente tra le maggiori tragedie nella storia delle migrazioni, si rinnova dunque il dolore per quelle morti, insieme con l’amarezza di non aver potuto recuperare tutti i corpi in fondo al mare. Nella notte del 18 aprile, nel Canale di Sicilia, a 73 miglia dalle coste libiche, un peschereccio stipato di migranti si è capovolto proprio mentre stavano arrivando i soccorsi da parte del mercantile portoghese King Jacob. I superstiti furono 28 e i morti annegati tra 700 e 900.

Migranti: un team medico-sanitario della Croce Rossa Italiana è partito per Idomeni

Un’equipe medico-sanitaria della Croce Rossa Italiana è partita questa mattina da Roma per raggiungere Idomeni in Grecia, al confine con la Macedonia dove ancora in queste ore si trovano accampate circa 11 mila persone. Il team è formato da un medico volontario e da due Infermiere Volontarie CRI. La missione, immediatamente messa in campo dalla CRI dopo la richiesta di supporto inviata dalla Croce Rossa ellenica, andrà a potenziare le attività svolte all’interno del presidio medico allestito nel campo dall’inizio dell’emergenza.

Rocca: “Il protocollo contro il caporalato è un importante passo in avanti. La Croce Rossa sarà presidio umanitario per i lavoratori sfruttati e senza diritti”

“La firma odierna è un importante passo in avanti nella lotta al caporalato e allo sfruttamento del lavoro nero. Il protocollo è di fondamentale importanza per accendere i riflettori su una realtà drammatica nella quale la Croce Rossa Italiana è quotidianamente impegnata nel supporto ai più vulnerabili, anche e soprattutto grazie alla nostra rete capillare sul territorio. Già nel passato siamo intervenuti in contesti dove i lavoratori sfruttati erano sostanzialmente abbandonati, cercando di portare generi di primo soccorso, acqua e cibo, entrando in insediamenti informali e veri e propri ghetti ai margini delle nostre città. Con la firma del protocollo con le Istituzioni nazionali e le Regioni, le associazioni di categoria e quelle umanitarie, si mette in campo un meccanismo positivo di vicinanza a chi viene sfruttato”.

La fine dell’umanitarismo, di nuovo?

 Di Yves Daccord, Direttore Generale del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) – Nel quadro delle sempre di più frammentate e irrisolvibili situazioni di conflitto armato odierne – Siria, Iraq, Libia, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana e Ucraina, solo per citarne alcune – il divario tra le necessità enormi delle persone coinvolte nei conflitti e la capacità delle organizzazioni umanitarie di rispondere in maniera efficace sembra più grande di quanto forse non lo sia mai stato prima.