Dall’Ucraina all’Italia: la Croce Rossa costruisce un ponte umanitario per il piccolo Carmine
Carmine con la nonna
di Laura BastianettoIn alcune immagini sembra aver condensato tutta la sua paura. Un razzo in partenza, un uomo per terra e poi delle scale che salgono e che scendono. Carmine, nato 6 anni fa in Italia da un papà italiano e una mamma ucraina, ha mandato al padre, in provincia di Salerno, questo disegno da Donetsk, tramite il Comitato Internazionale di Croce Rossa. È lì che la mamma lo ha portato nel gennaio scorso per prendersi cura del nonno di Carmine, in cattive condizioni di salute e per riabbracciare l’altro suo figlio maggiore di 21 anni. Dovevano rimanere solo tre mesi, ma poi è stato impossibile tornare. Così ne sono passati 9 di mesi fatti di telefonate al padre in Italia, esplosioni di granate e la morte a settembre della mamma per un problema cardiaco cronico. È in quel momento che il fratello maggiore di Carmine ha deciso di chiedere aiuto alla delegazione del Comitato Internazionale di Croce Rossa in Ucraina ed è in quell’istante che, insieme con la Croce Rossa Italiana, si è provveduto a costruire un ponte umanitario. Perché Donetsk, si sa, è una zona di conflitto dove, anche se i media mainstream non ne parlano più, ci si continua a sparare addosso e si continua a morire. Lo sa bene il piccolo Carmine che si è nascosto per mesi, ogni volta, sotto il letto per non sentire le esplosioni provenienti da fuori casa. Lo sa bene questo bimbo di 6 anni che non ha mai più mollato il fratello maggiore neanche per andare al bagno. E allora eccolo il corridoio umanitario, tanto invocato da organizzazioni e associazioni del settore, che stavolta ha funzionato. Dalla visita della delegazione del CICR in casa di Carmine sono partite le pratiche per poter agevolare la sua riunificazione in Italia con il papà. “Sono stati giorni convulsi-racconta Diana Virgilio coordinatrice RFL (restoring family link) della CRI- fatti di telefonate in ambasciata e in questura. Noi dovevamo interfacciarci con le autorità italiane, mentre il CICR era impegnato con quelle ucraine. Bisognava facilitare tutte le pratiche per la riunificazione del papà con il proprio figlio e per permettere anche al fratello maggiore di poter accompagnare il piccolo”. Giornate convulse fatte di attesa, speranza e timore che qualcosa potesse andare storto. È il CICR che ha accompagnato i due fratelli al confine con Kiev, proteggendosi dietro quell’emblema che, sempre più spesso purtroppo, nei conflitti moderni, sta diventando l’ennesimo bersaglio. Non stavolta. I due fratelli sono giunti a Kiev sani e salvi e in una casa di amici hanno aspettando che le pratiche fossero completate. L’altro ieri l’arrivo all’aeroporto di Fiumicino è stato atteso dal papà, dalla nonna di Carmine e dagli operatori della Croce Rossa Italiana. Un abbraccio lungo e commosso, poche parole sussurrate da Carmine nell’orecchio del padre e le lacrime della nonna nascoste sotto due grandi lenti di occhiali da sole. Oggi Carmine è di nuovo nella sua casa in un piccolo paese del sud Italia dove il senso di comunità è ancora molto forte e dove quindi potrà avere tutta la cura di cui necessiterà. “La priorità assoluta ora è iscriverlo a scuola, visto che ha già perso un anno –ha raccontato il padre- e sto cercando d’inserirlo nel percorso scolastico già da lunedì prossimo”. Intanto Carmine finalmente ha ricominciato a sorridere. Già dal primo giorno in cui è arrivato a Roma quando, per festeggiare, ha potuto rimangiare la sua pizza preferita: una margherita.
il disegno che Carmine ha fatto per il papà prima di tornare in Italia