Emergenza migranti: Ventimiglia, chapeaux pur la Croix Rouge
Sempre al gran completo come il primo giorno il centro di accoglienza di Bevera. La coda di migranti che ogni sera da oltre un mese staziona silenziosa davanti alla segreteria per il ritiro del buono pasto è sempre lunghissima e il pullman della CRI continua la spola dalla stazione all’ex caserma dei Vigili del Fuoco, riempiendosi ogni sera di ragazzi pieni di speranza che trascorreranno la notte al centro. Giovani che hanno nel cuore il desiderio di raggiungere la Francia per iniziare finalmente una nuova vita … tra loro laureati, artisti, muratori, operai, insegnanti … E così passano i giorni ma non passa l’emergenza a Bevera. I volontari della Croce Rossa, della Protezione Civile e della Caritas, quasi sempre gli stessi dal primo giorno, hanno creato un gruppo di lavoro collaudato che ogni sera, alla stessa ora, prende il proprio posto e svolge le mansioni assegnate con grande professionalità. Non si gioca a Bevera, si aiuta chi in questo momento ha davvero bisogno di aiuto. Non servono le parole per chi fa il volontario a Bevera perchè ognuno sa e fa quello che deve fare, senza che nessuno glielo dica, senza che nessuno glielo chieda. Per i migranti che da settimane soggiornano al centro non ci sono più operatori volontari ma “amici”, mentre per i nuovi arrivati ci sono volti rassicuranti che, con il loro modo di fare, mettono a proprio agio chiunque giunga li. E’ diventata una grande famiglia quella di Bevera, i magrebini lo sanno e riconoscono al personale un solo unico comune denominatore: la voglia di fare del bene e di aiutarli. E quando la sera i migranti arrivano al centro dopo aver girovagato tutto il giorno per le vie della città in attesa che giunga il momento giusto per attraversare il confine, prima di entrare nella mensa, tendono la mano per un saluto agli amici italiani, che prima forse non rispettavano così tanto, e sorridendo dicono loro “chapeaux'” “chapeaux pur la Croix Rouge” in un francese misto all’arabo che ormai tutti comprendono … la diversità della lingua non è più un problema a Bevera, tutti capiscono tutti … e tutti rispettano tutti. I migranti sono consapevoli che al centro c’è qualcuno che si occupa di loro, c’è qualcuno che se una giovane sta male si prodiga per curarlo, c’è qualcuno che non fa domande scontate sul perchè siano scappati dalle loro case ma parla solo del loro futuro. Questi ragazzi il passato se lo sono lasciato alle spalle,se lo vogliono lasciare alle spalle, hanno rischiato il tutto per tutto su quelle carrette del mare che fortunatamente non li ha resi mangime per pesci. Uomini che hanno attraversato per giorni e giorni, con paura e coraggio, il mare in tempesta e che oggi, salvi, possono dire commossi “Dio esiste” e un giorno ricorderanno anche che, chi gli ha teso una mano, esiste, a Bevera esiste davvero …