In occasione dei 159 anni dell’associazione, presso l’Istituto per la Storia del Risorgimento di Roma, un evento dedicato al valore storico-culturale della Croce Rossa Italiana. L’incontro – dal titolo Rileggere la storia attraverso l’archivio della Croce Rossa Italiana – vuole essere un’occasione per valorizzare l’importanza della documentazione associativa che, a partire dalla seconda guerra d’indipendenza (1859), funge da vera e propria memoria storica del nostro Paese.
A introdurre l’incontro il Presidente CRI Rosario Valastro e il Commissario dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano Alessandro Campi. Tra gli interventi al tavolo anche quello del Professore Giuseppe Parlato del Comitato scientifico della Croce Rossa Italiana, di Giovanna Giubbini, Direttore Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio e di Marco Pizzo, Direttore dell’Archivio dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano.
“Il Corpo militare volontario e le Infermiere Volontarie rappresentano i due settori che hanno animato il volontariato in anni nei quali l’unico modo di essere volontari era quello di andare in guerra. L’archivio della Croce Rossa copre un periodo di 157 anni e racconta i momenti più significativi della storia italiana costituendo, così, un patrimonio di grande valore”, commenta Giuseppe Parlato del Comitato Scientifico CRI.
Nelle guerre come nelle emergenze umanitarie, infatti, la Croce Rossa Italiana è sempre stata presente: dal terremoto di Messina alla guerra italo turca, dalla prima guerra mondiale alle “navi bianche”, dalla Corea al Congo, dal Vajont al Belice fino al terremoto in Armenia del 1989. Il processo di digitalizzazione dei documenti storici associativi, che ha da poco preso il via, costituisce – quindi – un importante traguardo che contribuirà ad arricchire gli studi storici su quegli anni.
Centrale, per questo motivo, è la collaborazione della Croce Rossa con l’Istituto per la storia del Risorgimento e l’attenzione della Soprintendenza archivistica del Lazio che riconosce l’enorme importanza di questo giacimento culturale finora ben poco conosciuto a livello scientifico.
“Si tratta – aggiunge il Professore Parlato – di un patrimonio che potrà modificare anche sensibilmente il racconto della storia d’Italia come nel caso della documentazione sugli internati ebrei, sugli internati militari italiani in Germania, sui profughi giuliani e dalmati e infine sui profughi ungheresi in Italia nel 1956”.