Youth on The Run: da Volontari a rifugiati
- Il caldo benvenuto della Deutsches Rotes Kreuz
Il viaggio in Germania dei nostri Giovani CRI per partecipare al famoso gioco di ruolo
Proseguono le missioni internazionali che vedono protagonisti i Giovani della Croce Rossa Emilia-Romagna, dalla Germania alla Spagna, da Stoccarda a Berlino.
Il 5 novembre sei Volontari sono partiti in direzione Bad Schmiedeberg, in Saxony Anhalt, per partecipare allo Youth on The Run, il celebre gioco di ruolo, del quale però non si possono rivelare molti dettagli, per non rovinarne l’impatto in chi vi prenderà parte in futuro.
A volare all’estero, dal 5 all’11 novembre, sono stati tre istruttori YOTR, Gabriele Calì, Paulina Szczepanska e Matteo Della Casa Di Dio e tre volontari Marouan Boufitah, Wael Ismael e Fabio Ricchieri.
Accolti dalla Deutsches Rotes Kreuz, i ragazzi hanno subito fatto amicizia con i rappresentanti delle società nazionali di Germania, Irlanda, Austria e Belgio. Lo scambio di idee, modi di fare e opinioni sulle attività del Movimento è alla base delle missioni internazionali. Uno dei partecipanti, spiega infatti che “Ho avuto la possibilità di mettere in pratica quanto appreso durante il Training per le Missioni Internazionali di Ravenna, stabilendo contatti che potranno portare a collaborazioni future”.
- Momento di formazione per il corso di trainer YOTR
Youth On The Run
Il 6 novembre Wael, Marouan e Fabio hanno iniziato, timorosi e senza sapere cosa aspettarsi, il famigerato YOTR, mentre i loro colleghi istruttori hanno partecipato come game leader.
Si tratta di un’esperienza intensa, fortemente formativa. “Le emozioni sono state tante – spiega un Volontario – non è stato semplice e forse anche per quello abbiamo legato tanto tra noi. Il gioco ti insegna tantissime cose, soprattutto l’empatia verso il prossimo”. Di più non possono raccontare, ma nelle parole di chi ha vi ha preso parte, si avverte quanto l’esperienza li abbia segnati nel profondo.
Da giocatori a trainer – Dopo aver vissuto in prima persona, per ventiquattro ore, la realtà dello YOTR, i Volontari hanno partecipato ad un vero e proprio training per divenire istruttori e portare il gioco di ruolo nelle proprie realtà locali. “Abbiamo scoperto tantissimi dettagli di come viene realizzato il gioco di ruolo Youth On The Run in altri Paesi e penso che parecchie idee potremo applicarle anche in Italia – ha spiegato Gabriele Calì, Capo Delegazione – la Cooperazione Internazionale è uno strumento potentissimo con tantissimi benefici, sia per le Società Nazionali che per i singoli Volontari. Queste missioni esistono per avere impatto nella quotidianità locale. L’esperienza di pochi giorni deve avere un follow-up che porti al miglioramento della nostra realtà, del modo con cui rispondiamo ai bisogni sul nostro territorio.”
- Volontari di cinque Società Nazionali
Uno scambio fondamentale
Non sono mancati, nel corso dei cinque giorni che i nostri giovani hanno trascorso in Germania, momenti di svago e divertimento, dalla visita alle saline della città di Halle alla ‘pizzata’ in compagnia, ma a farla da padrone è sempre stato il desiderio profondo di imparare gli uni dagli altri. “Lì abbiamo lasciato il nostro ‘italian way of doing things’, ma non con un’accezione negativa – ricorda un partecipate – abbiamo mostrato un’italianità lontana dagli stereotipi, che non si fa notare per stravaganza, bensì per pacatezza e, allo stesso tempo, vivacità”. Nel corso del viaggio sono emerse le differenze tra le Società Nazionali nel gestire lo YOTR, ma anche la comunanza di obiettivi. “Questo viaggio mi ha fatto capire quanto in realtà il mondo sia piccolo – racconta uno dei Giovani CRI – alla fine tutti i paesi hanno gli stessi scopi, i medesimi valori”.
Molti dei ragazzi partiti dall’Emilia Romagna erano alla loro prima missione internazionale, ma hanno deciso di mettersi alla prova e scoprire un altro lato di Croce Rossa, di aprire gli occhi su di una visione globale del Movimento di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa e ora, oltre che a consigliare caldamente i propri coetanei a vivere quest’avventura, sono intenzionati a trarne progetti concreti. “Le missioni internazionali sono uno strumento – sottolinea Calì – se non le usiamo una volta rientrati in Italia, perché farle?”