“Ogni cittadino del mondo può salvare una vita”. Con questo slogan si è celebrato, sabato 16 ottobre 2021, il “World Restart a Heart day”, l’ultima iniziativa di sensibilizzazione sulla rianimazione cardiopolmonare promossa dall’International Liaison Committee on Resuscitation (ILCOR), dal gruppo European Resuscitation Council e da quello italiano (gruppo italiano per la rianimazione cardiopolmonare) che ha visto la Croce Rossa Italiana in prima fila.

I volontari Cri sono stati infatti impegnati in una serie di iniziative per illustrare alla popolazione cos’è un arresto cardiaco, come riconoscerlo e che manovre effettuare per dare alla persona colpita chances di sopravvivenza in attesa dei soccorsi qualificati. La maratona del cuore si è svolta in tutto il mondo ed ha impegnato i volontari italiani dalle ore 9 alle ore 13 con le manovre di rianimazione cardiopolmonare, letteralmente “contando” le compressioni toraciche in un evento dall’alto valore simbolico.

L’EVENTO

Sono state circa 180 le iniziative portate avanti dai volontari della Croce Rossa Italiana in tutto il paese, Sicilia e Sardegna comprese. Nelle Marche si sono attivati 19 comitati territoriali tra cui Pesaro, Urbino, Montelabbate-Vallefoglia e Fossombrone nella provincia di Pesaro-Urbino; Senigallia, Jesi, Ancona, Fabriano e Osimo in quella dorica; Macerata, Matelica, Petriolo, Camerino e Visso in quella maceratese, mentre il comitato Sibillini è stato operativo a Comunanza (Ascoli Piceno). Tra chi ha effettuato dimostrazioni in piazza, chi ha scelto come luogo dell’evento la propria sede territoriale e chi invece è stato presente in centri commerciali, sono state una ventina le squadre che si sono date il cambio in questo evento che ha coinvolto in tutta Italia oltre 700 operatori. Una grande mobilitazione dunque che ha puntato ad avvicinare quante più persone possibile per un’operazione di sensibilizzazione di grande importanza. 

   

    

AGIRE TEMPESTIVAMENTE

Durante i primi minuti di arresto cardiaco nell’adulto, infatti, una certa quota di ossigeno è ancora presente nel sangue e nei polmoni, per cui, le compressioni toraciche iniziate immediatamente potrebbero salvare centinaia di migliaia di vite ogni anno. La possibilità che una vittima di arresto cardiaco possa sopravvivere dipende quindi dal tempo perché, in assenza di manovre rianimatorie, i danni ai suoi organi e in particolare al cervello, diventano irreversibili in pochissimi minuti. La rianimazione cardiopolmonare (RCP) effettuata negli istanti successivi all’arresto, aumenta la percentuale di sopravvivenza del paziente da due a quattro volte.

 

LE STATISTICHE

A causa di questo evento, in Europa e negli Stati Uniti, circa 700.000 persone muoiono ogni anno, 50.000 di essi in Italia. Il 70-80% di tali eventi avviene nelle abitazioni private, 1/3 degli eventi accade, invece, sul posto di lavoro o in strada. Dopo un arresto cardiaco extraospedaliero, la percentuale totale di sopravvivenza è del 2-10%. Questa percentuale sale al 20%, 30%, 50%, 70-80% a seconda del grado di diffusione dei defibrillatori semiautomatici esterni a livello territoriale.

Nonostante la possibile efficacia e l’alto grado di sicurezza sia della RCP, sia della defibrillazione con DAE, sono poche le vittime di arresto cardiaco che vengono soccorse dai testimoni. Dai dati EuReCa One pubblicati nel 2014 in Europa, si stima che in Italia questo avvenga in meno del 30% dei casi rispetto ad una media europea del 47.4%. Se si considera che nel nostro Paese avvengono più di 65.000 arresti cardiaci all’anno, è possibile calcolare un numero altissimo di morti legate a questo evento, pari a circa 46.000 ogni anno.

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