19 anni di duro lavoro a livello fisico e psicologico in luoghi urbani ed extraurbani. Questo è quello che caratterizza la componente Regionale Liguria S.M.T.S. (Soccorso con Mezzi e Trasporti Speciali).

 

“Siamo circa quaranta volontari – afferma il Responsabile S.M.T.S. Liguria Alessandro Bussolino – e operiamo sulle quattro Provincie del territorio su più fronti che vanno dal soccorso in situazioni di calamità in zone urbane come il Ponte Morandi a ricerche in ambienti impervi come i monti che circondano il nostro territorio”. 

Cosa vuol dire far parte degli S.M.T.S.

“I membri del nostro gruppo – continua Bussolino – quando sono chiamati ad intervenire sono soggetti a fonti di grande stress sia a livello fisico che psicologico. Per far comprendere meglio il concetto potrei fare alcuni esempi: a Cassano, La Spezia, durante un’alluvione abbiamo dovuto raggiungere a piedi per tutta la notte un’abitazione invasa da una colata di fango. Ma le azioni che hanno portato, nei membri, danni psicologici anche a lungo tempo sono stati: a livello Nazionale, il terremoto di Amatrice dove per tre-quattro giorni abbiamo operato nel recuperare di persone e salme, e, a livello Regionale, il crollo del Ponte Morandi. 

Qui siamo stati occupati nelle prime 24 ore e quello che abbiamo visto non può essere considerato un “lieto fine”, alcuni di noi per non dimenticare le emozioni provate si sono, addirittura, tatuati il ponte. Ovviamente, non esistono solo operazioni tragiche. Sul territorio Ligure, ogni anno siamo chiamati ad assistere una quindicina di gare Trail in montagna, come la Mare Montana di Arenzano che vede la partecipazione di più di cento persone”. 

Il corso di accesso

I corsi per entrare negli S.M.T.S. prima della pandemia in atto si svolgevano ogni due anni perché è molto impegnativo e vede i volontari impegnati 3-4 mesi. Con il Covid-19 e le nuove linee guida nazionali è avvenuto un arresto ma il responsabile regionale confida nel poterne attivare uno in autunno 2022.

“Per accedere – specifica Bussolino – i candidati devono essere maggiorenni, aver conseguito i corsi TSSA e OPEM e a livello fisico essere una persona in forma per poter sostenere gli sforzi fisici. I volontari devono superare tre step per poter accedere al corso: Esclusione, è una selezione di accesso, prevede di sostenere una prova fisica. Questa consiste in una marcia di 5 km da completare entro un’ora, con dislivello di 300 metri e uno zaino di 10 kg in spalla. Sanitario, sono prove pratiche incentrate sul RCP e il trauma. Qui vanno valutate sia le competenze che la conoscenza dei presidi utilizzati. Colloquio.

Il corso è strutturato in più fasi dove i corsisti potranno apprendere: la cartografia, l’utilizzo delle barelle tecniche, i protocolli sanitari da adottare in ambienti particolari, le calate in corda, acquaticità e l’approccio all’elisoccorso. Siccome i nostri interventi non sono semplici, gli allievi vengono costantemente messi sotto pressione dagli istruttori. Questo trattamento consente di imparare a gestire lo stress, fondamentale per non farsi male durante gli interventi. 

Gestione delle emozioni

“Come detto precedentemente – conclude Alessandro – il nostro è un lavoro pesante che non esclude ripercussioni psicologiche a lungo termine. Per questo, viene da subito insegnato l’importanza della squadra. Nessuno è da solo, tutti sanno che possono condividere le proprie emozioni, belle e brutte, con gli altri. Da soli tutto è più difficile ma insieme, grazie il sentirsi parte di qualcosa, le situazioni si superano più semplicemente. Ovviamente, per vissuti particolari non basta il gruppo e per questo è necessario il supporto del SeP, (Supporto Psicosociale) come è avvenuto per Amatrice e il Ponte Morandi.   

Sharon Tempesti

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