Oltre lo spazio, alla ricerca della persona
- Le unità di strada sempre presenti a confortare le persone senza fissa dimora con pasti caldi, coperte, un sorriso
Mi capita spesso di guardare verso il cielo, quando nella mia mente si susseguono pensieri di un prima e un dopo. Milano è la mia città, lo è diventata nel dopo. La mia vita scandita da uno spartiacque, da quando le certezze, la quotidianità, la stabilità hanno cambiato dimensioni, basi e condizioni. Non ero e non sono solo, la condivisione rimane un appiglio fondamentale, ma certo le cose sono molto cambiate.
Il paese di periferia l’ho lasciato quando il lavoro mi ha lasciato, così come gli affetti più cari. Un divenire di momenti che ha mutato radicalmente la mia dimensione. Dimensione, non spazio.
Lo spazio lo si trova e lo si cerca, lo si crea.
Mi capita spesso di guardare verso il cielo e tra le abbaglianti luci della città, cui pian piano ci siamo abituati, capita di ritrovarsi parte di un manifesto pubblicitario, di quelli enormi, di quelli che devono e vogliono attirare l’attenzione.
Ma l’attenzione di chi? Perché la mia, la nostra, di noi tanti che alla luce del manifesto cerchiamo di prendere sonno ogni sera, catturandone anche il calore che sembra irradiare, l’attenzione è stata indubbiamente attirata.
Fosse anche solo per la scritta che mostra a grandi caratteri “OGNUNO HA LO SPAZIO CHE MERITA”.
Mi guardo attorno, ci guardiamo tra noi… e ne discutiamo anche con chi, ogni giorno viene a farci un saluto, a portarci qualcosa di caldo da bere nelle rigide notti invernali, a chi ci porta una coperta, un po’ di cibo… a chi ci ascolta con un sorriso. Questo è lo spazio che ci meritiamo, se possiamo dare nuova versione a questo termine, lo spazio di una risata con chi, tra gli altri, indossa una divisa bianca e rossa, lo spazio di un abbraccio, lo spazio breve ma ricco e profondo di un grazie.
A donare quel sorriso ci siamo noi, volontari di Croce Rossa Italiana, tra gli altri che costantemente siamo vicini a questi uomini e donne che hanno trovato in strada il loro spazio. Non ci sentiamo di parlare del merito, giusto riconoscimento che lasciamo ad altri ambiti.
Ma ci sentiamo di essere ancora una volta dalla loro parte, dalla parte di chi (e il discorso si amplia anche a color che hanno un tetto sopra la testa), senza distinzione di origine, cultura e nazionalità, trova ingiustizia nel leggere quella che dovrebbe essere una frase per tutti, ma che si sa, sta alle regole di un gioco lontano da situazioni umane reali e presenti ovunque nel nostro Paese, dal borgo alla metropoli. E che forse in questo caso, crea un dialogo diretto che spesso è difficile e inopportuno da sostenere. Ci siamo sentiti in dovere di dare voce a questa situazione che affonda nella vita reale, anche se all’inizio di questo articolo parafrasata in un racconto impersonale, per dare il giusto spazio appunto, a queste persone. É l’umanità il posto dove trovano la loro dimensione, non nei cartoni a terra, non in una sola e preziosa coperta, non in una casa di modeste dimensioni o in un’utilitaria, ampliando la nostra visione come siamo abituati a fare secondo i nostri principi.
Ovunque e per chiunque vale anche in questa situazione, noi creiamo lo spazio per chiunque… che sia persona. “Frasi come questa…” ci siamo sentiti dire con un sospiro, da chi vive in questa realtà non facile, relativamente da poco tempo, da chi, se vogliamo parlare di merito, dovrebbe essere ben lontano da questo luogo.
Lara Treppiede
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