M.B. è uno studente di 22 anni dell’ultimo anno dell’Università di Arte di Kabul, la sua famiglia collaborava con l’Ambasciata Italiana ed è grazie a questo che sono riusciti a mettersi in salvo, ma a causa del poco tempo per fuggire M. è riuscito a salvare solo cinque delle sue opere, altre sono rimaste a Kabul e altre ancora le ha dovute distruggere perchè incarnavo gesti e significati non conformi alla cultura talebana.
Tra i quadri che è riuscito a portare con sé ce ne sono due che colpiscono particolarmente: uno, tra i più recenti, che ritrae una donna italiana impegnata in Afghanistan per la lotta dei diritti delle donne, M. con il suo dipinto ha voluto manifestare tutta la sua gratitudine verso questa donna; l’altro, un tenero dipinto, dono per la mamma in occasione della Festa delle mamma, che raffigura una donna con in braccio un bimbo, lo ha gelosamente custodito ed è riuscito a portarlo fin qua.
La malinconia per ciò che non è riuscito a portare con sè da Kabul, ma allo stesso tempo la tenacia e la volontà d’animo per inseguire un sogno che è stato crudelmente interrotto dall’ingresso dei talebani in città lo hanno spinto a voler dipingere un quadro che raffiguri la storia della sua fuga non dimenticandosi dei Volontari di Croce Rossa e tutti coloro che lo hanno aiutato da Kabul e supportato fino a Sanremo.
Parla solo farsi e inglese e forse la pronuncia del “grazie” con cui ci ha salutati non era perfetta ma la commozione con cui lo ha detto lo ha reso tale.
Il suo sogno: poter terminare il suo percorso di studi e continuare ad esprimersi con la sua arte.