Correva l’anno 1968… A 50 anni dal terremoto del Belìce per non dimenticare!

 

Nel cinquantesimo del ricordo di quella immane tragedia, l’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, all’Auditorium “Leggio” di Partanna, presente il Comitato della Croce Rossa di Trapani, i colleghi di Alcamo e Palermo e le Crocerossine. “Oggi ricordiamo, a mezzo secolo di distanza, quel sisma che ha devastato la Valle del Belìce. E’ stato il primo terremoto del dopoguerra, quello della televisione, che ci ha fatto vedere – ha esordito il Presidente Mattarella – come le ferite del territorio hanno favorito l’unità nazionale nel soccorso e nella solidarietà”.

Sono passati ben 50 anni dal terremoto che ha colpito il territorio della Valle del Belìce, nel trapanese. Quello del gennaio del 1968 fu un evento che per settimane rivelò all’Italia la realtà di un Sud lasciato ai margini dello sviluppo socio-economico. Le scosse provocarono danni in una ventina di cittadine del trapanese, dell’agrigentino e del palermitano. Salaparuta, Gibellina, Santa Ninfa e Montevago vennero cancellati dalla violenza del terremoto. Dal 16 gennaio di 50 anni fa, numerosi inviati di testate giornalistiche italiane documentarono con i loro reportage il dramma del terremoto nel Belìce, che provocò la morte di almeno 296 persone, il ferimento di un migliaio e circa 10.000 sfollati (dati della Protezione Civile), non dimenticando la cronaca dei “soccorsi” e degli “aiuti umanitari” che da quel giorno si susseguirono ininterrottamente.
 

 
 
Correva l’anno 1968… A 50 anni dal terremoto del Belìce per non dimenticare!
 

Il napoletano Vittorio Paliotti, inviato della “Domenica del Corriere”, firmò un reportage che documentò drammaticamente la devastazione a Gibellina. Qui il terremoto provocò 133 vittime e la distruzione degli edifici fu quasi totale. Il viaggio da Palermo sino alle rovine del paese, secondo il cronista, fu “inenarrabile”: “Autocolonne di soccorritori che andavano, mezzi di fortuna di profughi che venivano. Ogni tanto una tendopoli. …Le tende erette dalla Croce Rossa e dall’Esercito hanno accolto migliaia di povera gente rimasta senza casa…”. Il racconto di Paliotti è una testimonianza paurosa della scossa più violenta che colpì in quei giorni il Belìce, 6.4 della Scala Richter, X della Scala Mercalli.

 
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“Ad Alcamo – racconta Giorgio Dell’Arti, direttore di cinquantamila.corriere.it – cinque agenti che stavano portando i primi soccorsi sono morti travolti dalle macerie di un palazzo demolito dalla scossa delle 3.03. …Il ministro Taviani è partito da Roma alle 10.30, a bordo di un aereo militare, diretto a Trapani: di qui si recherà in elicottero sulle zone terremotate, per dirigere le operazioni di aiuto. Assieme al ministro – si legge ancora nel racconto cronologico di Dell’Arti – ci sono il direttore generale della Pubblica assistenza Belisario, il dirigente della Protezione civile dottor Aurigemma e il vicedirettore generale sanitario della Croce Rossa, prof. Conforti. Dallo stesso aeroporto di Ciampino sono partiti cinque vagoni volanti del servizio Protezione civile, con centoventi uomini del Nucleo centrale di manovra di Napoli con una dotazione di emergenza. Sugli aerei è stato caricato anche un forte quantitativo di plasma, messo a disposizione dalla Croce Rossa. [Sta.Se 15/1/1968]”.
 

 
 
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Recuperando il Giornale di Sicilia del 17 gennaio 1968, l’intera pag.14 è tutta dedicata agli aiuti in favore dei sopravvissuti che giungevano da ogni parte dell’Italia e non solo. Il quotidiano siciliano dedica un’intera colonna alla “Concreta solidarietà” della Croce Rossa. Il 16 gennaio 1968 la Croce Rossa Italiana invita tutti nel capoluogo siciliano a contribuire in “questa ora di dolore a questa grande opera di umana solidarietà”, istituendo a tal fine un centro raccolta nella Sala Gialla del Palazzo dei Normanni. “Il materiale raccolto sarà inviato sabato, a mezzo di un’autocolonna della C.R.I. di Caltanissetta, nei posti terremotati e – si legge nell’articolo a firma E.M. – sarà messa a disposizione dell’Ispettorato generale della stessa C.R.I. inviato dal comitato centrale di Roma per coordinare lo smistamento dei materiali raccolti. Il comitato provinciale della C.R.I. ha invitato poi i cittadini a recarsi presso l’ospedale civile di viale Regina Margherita per donare il sangue a favore dei feriti nelle zone terremotate”. 

E mentre questo accadeva tra Palermo e Caltanissetta, sempre nella stessa pagina, in un altro trafiletto dedicato a Ragusa si legge: “Anche a Ragusa hanno avuto inizio le manifestazioni di solidarietà in favore delle popolazioni della Sicilia Occidentale colpite dall’immane cataclisma. Nella mattinata di oggi sono partite alla volta di Agrigento due autoambulanze della Croce Rossa Italiana, una con un gruppo di medici ed infermieri dell’ospedale civile ed un’altra con personale sanitario dell’ospedale Maria Paternò Arezzo di Ragusa Ibla. I due automezzi – scrive il cronista V.P. – portano anche plasma sanguigno, materiale sanitario e coperte. Alla volta della città dei templi è anche partita l’auto-emoteca della Croce Rossa Italiana. … Il vice presidente del comitato provinciale della Croce Rossa Italiana prof. Carmelo Spampinato sta coordinando tutte le iniziative al fine di venire incontro nel modo più tangibile alle popolazioni colpite”.

Ed è sempre in quella pagina del Giornale di Sicilia che si legge che in quelle ore si mobilitava anche la Croce Rossa del Comitato di Messina inviando autoambulanze, mentre “Il sindaco di Torino ha informato – si legge nell’articolo a firma del cronista trapanese A.P. – che la Croce Rossa Italiana della capitale piemontese ha spedito medicinali e vestiario per i terremotati della provincia di Trapani e il consiglio comunale torinese ha disposto l’invio di un milione”.

 
 
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Ed ancora, l’apertura del Giornale di Sicilia, di venerdì 19 gennaio 1968 a firma dell’inviato Roberto Ciuni descrive quanto la Croce Rossa ha operato in quelle zone devastate. L’articolo inizia: “Dalla tendopoli di Montevago. 18 genn. Dal telefono volante istallato accanto alle tende della Croce Rossa per tutta la mattinata sono partiti appelli urgenti di medici e parlamentari: “occorrono maschere, occhialoni per gli uomini che devono continuare a scavare sotto le macerie. Mille maschere, mille occhialoni, mille paia di guanti”. L’articolo continua a descrivere cosa accade a Montevago, precisando che “sono piovuti a Montevago ragazzi che vengono da tutta l’Italia. Gli ‘Angeli del fango’ di Firenze”, gli universitari di Palermo e altri dall’Estero. “Accanto a loro si danno da fare anche i boys scout. I primi due giorni – scrive Ciuni – hanno avuto pedate da tutti. Aspettavano di essere impiegati e nessuno gli diceva cosa dovevano fare. Poi si sono aggregati alla Croce Rossa nella tendopoli, hanno avuto fasce bianche da portare al braccio e non sdegnano di ridursi al ruolo di camerieri, se occorre”. 

 
 
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Continuando a sfogliare il quotidiano di allora a pag. 6 viene riportata la dichiarazione del Prefetto di Trapani, dott. Napolitano: “Attualmente, in provincia di Trapani vi sono quattro grandi tendopoli, la più vasta è quella sorta a Serrignano, tra Gibellina ed Alcamo, dove attualmente sono ospitati millecinquecento sinistrati. Le altre tendopoli sono a Castelvetrano, S.Ninfa e Salemi. Questi centri di assistenza raccolgono una minoranza di sinistrati, i quali nel Trapanese, ammontano a ventimila”. E non manca nemmeno la cronaca di Giuseppe Martino della tendopoli montata a Castelvetrano. “La tendopoli in via Campobello alla periferia di Castelvetrano si è allargata in questi giorni <...> Particolarmente vengono curati i servizi di comunicazione tramite telegrammi per le notizie dei sinistrati ai parenti lontani. E’ stata organizzata presso il Comune di Castelvetrano una assistenza sanitaria con i medici locali in collaborazione con l’unità mobile della Croce Rossa Italiana e con i medici militari presenti nella tendopoli. Ogni medico condotto esegue un turno di 4 ore”.

La cronaca riporta anche l’arrivo di una nave militare a Trapani, dove oltre le cucine da campo, “dalla nave è sceso anche un contingente di Pionieri della C.R.I.“, si legge dal Giornale di Sicilia del 22 gennaio 1968.
 

 
 
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Tantissimi gli articoli che in quel lontano 1968 riportano la cronaca della mobilitazione della Croce Rossa Italiana per i feriti e gli sfollati della Valle del Belìce, tanto soccorso ma soprattutto tanta solidarietà e tanti i centri di raccolta di viveri, coperte, materassi, sangue, soldi e quanto necessario per affrontare il lungo inverno che sembrava non finire mai. 

Quel terremoto avrebbe inoltre riservato al Belìce, oltre ai lutti ed alle devastazioni, un inevitabile stravolgimento dell’originario tessuto sociale, minato nelle settimane successive da un’accelerazione dei fenomeni migratori da parte di famiglie che per colpa del sisma avevano perso ogni loro bene o fonte di reddito.

“Ieri come oggi, anche se sono passati cinquant’anni, soccorso e solidarietà restano indelebili nella Croce Rossa Italiana, che – dichiara Luigi Corsaro, Presidente Regionale CRI della Sicilia – continua ancora oggi, come si è mobilitata in quel tragico 1968, ad operare forte dei propri Valori e dei propri Principi “.

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