Rubrica Diario di Bordo

Volontario CRI Comitato Campofelice di Roccella Daniele Carioto

 
Diario di Bordo Daniele Carioto

Vi chiedo scusa se questa mia riflessione possa essere lunga, ma spero che molti di voi la leggano fino in fondo perché è ciò che mi sento di condividere dopo quanto successo ieri.
“Sono Daniele, un volontario di Croce Rossa Italiana del Comitato di Campofelice di Roccella, come ben si può immaginare, con l’avvicinarsi dell’estate, con il mare calmo e il sole sempre più caldo, gli sbarchi dei migranti cominciano ad essere sempre più frequenti. È di questo che voglio parlarvi, non è la prima volta che faccio uno sbarco, ne avrò fatti almeno una decina, una quindicina, ma mai come quello di ieri. È sempre un brivido a pervadere la tua schiena, quando sei al molo del porto e la nave carica di fratelli africani si avvicina, perché non sai cosa sta portando e cosa ci possa essere a bordo. In quel momento, tutti i tuoi pensieri, le tue paure e le tue problematiche si annullano e ti lasci coinvolgere dalle loro storie, da quelle vite in cui anche un sorriso può diventare una grande gioia perché, loro, non hanno davvero nulla. 
Dunque la nave si avvicina e al suo attracco al molo un grosso applauso si solleva da dentro la nave nei confronti del Capitano della nave “Thalassa One” e nei confronti nostri, delle varie associazioni che erano pronte ad accoglierli.
L’atmosfera felice e la voglia di far festa perché erano arrivati a terra, venne ben presto spazzata via, quando cominciarono ad entrare nella nave delle bare, vuote, che ben presto vennero riempite e riportate a terra. Sette vittime di questa nuova traversata, sette anime che alcuni porteranno sulle spalle, andando ad incupire sempre più la loro anima e il loro cuore, sporco di queste “Morti del Mediterraneo”.
Ma non erano solamente questi i problemi dello sbarco di ieri pomeriggio, ma un continuo susseguirsi di migranti che stavano male. Tra bambini che piangevano, donne in gravidanza e uomini di varia età e stazza che erano proprio stremati dal viaggio e che oramai collassavano, crollando al suolo come la frutta matura dagli alberi.
Sono queste le scene che ti fanno stringere il cuore, ma che ti danno lo stimolo per fare del tuo meglio, per aiutare in qualunque modo possibile. Uno sbarco interminabile che ci ha visto tutti stremati ed increduli, non bastavano barelle, sedie a rotelle, portantine, teli, brandine e neppure le panche. Mai, come ieri, così tante persone in condizioni pessime. 
Pertanto, sfrutto l’occasione di questa riflessione per dedicarla a tutte quelle persone la cui sensibilità non è ben nota al popolo. A quelle persone che mi dicono “Ma chi te lo fa fare?” o “Appena arrivano, buttateli a mare che prima di loro siamo noi ad avere problemi”
Io capisco la situazione in cui si trova l’Italia, ma qui stiamo parlando di #Umanità e del senso di #Unità che dovrebbe legare ogni figlio di questo mondo. Non esistono colori della pelle, etnie o religioni quando ci sono situazioni del genere, è la #Neutralità che guida i nostri intenti per il bene comune e la #Volontarietà di farlo per chiunque abbia bisogno. Inviterei tutte quelle persone che criticano, quelle che inneggiano alle “Ruspe”, a venire una sola volta ad uno sbarco per rendervi conto della situazione e dell’#Imparzialità che guida ogni nostro singolo gesto per aiutare CHIUNQUE abbia bisogno e sia in difficoltà.Quelli che ho sottolineato con degli hashtag sono alcuni dei principi fondamentali che io, da Volontario di Croce Rossa, ho sposato al mio ingresso e che ho fatto precetti fondamentali della mia vita. Vorrei che tutti voi, almeno una volta nella vita o prima di parlare di certi argomenti, veniste a vedere cosa succede nei vari porti Siciliani, quali sono le reali situazioni, perché a nessuno viene dato il “Pacchetto di sigarette e la ricarica” appena arrivati al porto, ma gli vengono date, dalla Caritas, un paio di ciabatte, uno zainetto con dei vestiti ed un sacchetto con una bottiglia d’acqua, una mela ed un panino.
Sarebbe bene che certe ideologie razziste venissero cancellate e che si possa parlare solamente di uomini e donne che hanno bisogno e che sono qui perché cercano una chance per vivere, seppur, quando li vedi ammassati dentro i barconi o dentro quelle navi che li conducono nei vari porti, ti rendi conto di come la Dignità Umana abbia toccato il fondo e di come per certuni il diritto alla vita sia un Privilegio.
Questo è ciò che mi sento di condividere con voi, nella speranza che possiate riflettere e comprendere che mentre voi vi lamentate per problemi futili dalle vostre poltrone di governo, c’è chi lotta quotidianamente per vivere e magari chi, dopo cinque giorni di traversata in condizioni pessime, arriva al porto si inginocchia, bacia il suolo e si fa il segno della croce, consapevole di essere sopravvissuto.
A fine servizio però, come volontario, torni a casa con un velo di tristezza ma al contempo con un sorriso. Ti porti a casa le loro storie, quei problemi grossi come macigni, ma anche la consapevolezza che nel tuo piccolo hai dato loro un grande aiuto e che hai fatto il massimo che ti è consentito.
Spero che un giorno si possa parlare di #Pace, di #Fratellanza e che il #Razzismo sia solamente un cancro debellato.Grazie a chi ha letto queste parole, questo racconto suscita a me ancora un brivido intenso e quella commozione che solamente certe tragedie possono affliggerti.”

 
 
Diario di bordo Daniele Carioto
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