Diario di bordo del Volontario – Carlo e Maria, una storia di volontariato in famiglia a Catania
Tra i tanti operatori CRI che ogni mese prestano servizio volontario a Catania, ci sono anche Carlo e sua madre Maria Antonietta. La CRI di Catania è diventata per loro una seconda casa che unisce due aspetti importanti della loro vita: famiglia e volontariato.
Carlo e Maria Antonietta fanno spesso il turno insieme nella sede CRI di Catania, a volte anche di notte. “In centrale, i volontari condividono gli stessi turni da anni e questo ha fatto sì che nascessero amicizie molto profonde e un’atmosfera familiare. Per noi è ormai una seconda casa”, racconta Carlo. “Di recente ho fatto il turno notturno con mia madre – continua il Volontario – Nonostante io viva con lei, non la vedevo da due giorni. Il turno in centrale è stata un’occasione per passare del tempo insieme, raccontarci e confrontarci”.
Maria Antonietta ha seguito il figlio in Croce Rossa dopo due anni dal suo ingresso. Nonostante la paura iniziale per le emergenze mediche, vedere il figlio impegnato nei soccorsi, nel trasporto in ambulanza le ha fatto nascere il desiderio di impegnarsi anche lei in Croce Rossa e nel 2014 è diventata volontaria CRI.
È una storia che racconta due generazioni diverse che hanno in comune la voglia di far del bene. Mentre a Maria va il merito di aver insegnato al figlio valori importanti come l’altruismo, a Carlo va sicuramente riconosciuto il fatto di essere stato di esempio per i suoi genitori.
Carlo ha mostrato loro che non c’è età per far parte della grande famiglia di Croce Rossa e che il volontariato è anche un modo per trascorrere del tempo insieme aiutando il prossimo.
Come Carlo, tutti noi, figli, possiamo, raccontando le nostre esperienze in CRI, invitare i nostri genitori a diventare volontari e coinvolgerli nelle attività verso le persone più vulnerabili. Perché, come diceva Henry Dunant, fondatore della Croce Rossa, “tutti possono, in un modo o nell’altro, ciascuno nella sua sfera e secondo le sue forze, contribuire in qualche misura a questa buona opera”.
Di Monica Sutera, volontaria CRI di Agrigento