“Se io fossi su quel barcone, vorrei che qualcuno venisse a salvarmi!”

(Io, Volontaria della Croce Rossa)

Potremmo parlarne per ore. Potremmo dire qualsiasi cosa. Potremmo passare dall’aspetto economico a quello politico. Eppure, credo che in fondo, l’unico aspetto che vada considerato sia quello umano.
Spesso ce ne dimentichiamo. Ma quella gente dalla pelle scura, ammassata in un’unica imbarcazione che potrebbe contenere soltanto un decimo di essi, è umana. Sono persone. Persone, che proprio come i bianchi, soffrono la fame, patiscono la sete ed il freddo. E soprattutto l’indifferenza degli altri popoli.Spesso li vediamo come una minaccia. Possono rubarci il lavoro, invadere le nostre città, fare del male ai nostri figli. Ma può davvero, una persona che non ha nulla da perdere, che ha vissuto la guerra e che ha conosciuto la disperazione, essere un pericolo per noi? Questa gente ha visto cose che noi non possiamo neanche immaginare. Le violenze, il dolore, la morte.. sono tutte cose di cui siamo a conoscenza tramite il tg. Loro le hanno vissute sulla loro pelle. Mentre noi sfogliamo il giornale o cambiamo il canale televisivo, comodamente dal nostro divano; loro escogitano un piano pur di affrontare il VIAGGIO DELLA SPERANZA.I loro viaggi non si limitano alla “crociera” nel Mediterraneo. Bensì iniziano nel deserto. Giornate intere a camminare nel nulla. Giornate che diventano mesi. Mesi carichi di disperazione e speranza, contemporaneamente. Disperazione, perché potrebbero non riuscire nella loro impresa. Potrebbero fallire in ciò che sembra essere l’unica via di salvezza a quella vita, che forse non è neppure degna di essere chiamata con questo termine. E speranza perché loro sperano, sperano e sperano. Sognano la Germania e i Paesi Scandinavi. Eppure non sanno né come sono fatti né dove sono collocati nel globo. Eppure desiderano conoscere quei luoghi. Per loro sono i giardini dell’Eden di questo mondo. Anche se un serpente malefico c’è anche in questi “paradisi terrestri”, e ha il volto dell’indifferenza, della xenofobia di tutti coloro che si sentono minacciati. Ma come può una persona altamente vulnerabile farti sentire minacciata? Una persona profondamente bisognosa di aiuto non è una minaccia. Ha solo bisogno di te e della tua solidarietà.In tv si parla tanto di immigrazione. Ma non si parla abbastanza delle persone che emigrano.Si parla del fenomeno, e mai delle persone che lo hanno fatto sorgere. Si parla delle cause e delle conseguenze del flusso migratorio, ma raramente si narrano le vicissitudini di questa gente. Mai si raccontano le loro dure vite. Mai si fa riferimento a quei minori che rinunciano alla loro fanciullezza, allo loro infanzia per farsi spazio nel mondo dei grandi fin da subito.Ho creduto che con il tempo la gente potesse iniziare ad essere più solidale. Ma non è stato così. Vedo ancora paura, disinteresse, rancore e quasi “fastidio” nell’accogliere questa povera gente. Povera nelle tasche, ricca nel cuore.Forse l’unico modo per dar sfogo alla nostra UMANITA’, pienamente, è provare ad immaginare di essere quelle persone. Provare ad immaginare di aver vissuto i loro percorsi di vita. Provare ad immaginare i loro dolori.Io ho provato a farlo. E l’unica certezza che ne è uscita fuori è che, se io avessi vissuto quella vita vorrei allontanarmene il prima possibile per raggiungere il Giardino dell’Eden, SE IO FOSSI SU QUEL BARCONE VORREI CHE QUALCUNO VENISSE A SALVARMI, e se io fossi in terra straniera vorrei che qualcuno mi chiedesse come sto e non che mi invitasse a ritornarmene nel mio Paese natale.Io vorrei tutto questo, e tu?

Martina Conforti 
Volontaria del Comitato Locale C.R.I. di Alcamo

 
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