La CRI e la Storia. Il giorno della Memoria: “Ebrei di ieri, migranti di oggi”

In Sicilia, la Croce Rossa Italiana, ha sempre partecipato attivamente alle operazioni di soccorso ed accoglienza di tutte le persone migranti, rifugiati e profughi, che hanno raggiunto le coste della Regione – sono oltre 75.000 le persone migranti sbarcate sulle coste siciliane. – Nel “Giorno della Memoria”, istituito in Italia con la legge 211 del 2000, per ricordare le vittime dell’Olocausto, affinché, come dice la stessa legge “simili eventi non possano mai più accadere” e, soprattutto, per interrogarsi sul perché delle discriminazioni dell’uomo nei confronti di altri uomini, la CRI della Sicilia pone a tutti questo quesito: “Cosa hanno di diverso le navi cariche di migranti di oggi dalle centinaia di migliaia di ebrei che sul finire degli anni ’30 scappavano dalla Germania nazista?”

Nella primavera del 1939 centinaia di ebrei cercano di fuggire dall’Italia e si incontrano a Ventimiglia, sul confine, ma la polizia di frontiera francese gli sbarrò il passo. Diverse navi di profughi, come la St. Louis, salpano per le coste degli Stati Uniti ma vennero respinte, e  costrette a fare ritorno nei paesi ormai occupati dai nazisti. Per la CRI  commemorare, il 27 gennaio, le vittime dell’Olocausto non vuol rappresentare solamente una “celebrazione”, ma è  l’obbligo  di  ribadire quanto sia importante studiare ciò che è successo per non ripetere gli stessi errori. 

La Croce Rossa Italiana, in ossequio ai suoi Principi Fondamentali, garantisce l’accoglienza e svolge un’importante azione umanitaria: “portare cure mediche e difendere i diritti fondamentali dell’uomo in un’ottica sovranazionale“. Ecco perché contestualmente si prodiga nel divulgare e promuovere il Diritto Internazionale Umanitario al fine di far acquisire una maggiore coscienza critica della popolazione rispetto ad eventi quali i conflitti armati e l’uso di armi in generale, con le relative conseguenze dovute ai morti, feriti, prigionieri di guerra, sopravvissuti e profughi. 

Tutti coloro i quali operano sotto l’emblema della Croce Rossa agiscono, anche, per rispondere al grido di aiuto di donne, uomini e bambini migranti, approdati in Sicilia dopo essere fuggiti da zone non sicure o addirittura di guerra, ed essere scampati ad una traversata pericolosa, che ha seminato un numero indefinito di vite e dispersi.
Oggi come ieri la Croce Rossa Italiana supporta quotidianamente rifugiati e persone migranti che hanno perso i familiari durante il percorso migratorio, senza fare alcuna distinzione. Il servizio di ricongiungimento familiare (Restoring Family Links – RFL) si occupa di ristabilire i legami familiari che, per ragione di guerre, conflitti interni, disastri e forzata migrazione possono interrompersi. Tra i servizi RFL, va ricordato il Red Cross Messagge, il più antico degli strumenti di contatto ideato dal fondatore di Croce Rossa, Henry Dunant, che rimane un mezzo per scambiarsi notizie quando un membro della famiglia non ha accesso ad altri mezzi di comunicazione, come ad esempio nel caso di detenuti. 

Questo avvenne anche durante la seconda guerra mondiale, quando ai delegati della Croce Rossa internazionale fu permesso di effettuare visite nei campi in cui erano detenuti i prigionieri di guerra, e di effettuare l’invio di pacchi e di garantire la trasmissione di notizie da parte degli stessi. Nel solo anno 1942 vi furono circa un migliaio di tali visite. Lungo tutto l’arco del conflitto, invece, furono spediti 36 milioni di pacchi e trasmessi 120 milioni di messaggi. 

Della dolorosa e frustrante ricerca che i superstiti della Shoah, sfuggiti alle deportazioni o, in rarissimi casi, ritornati incolumi a casa, hanno compiuto, dopo la fine della guerra, nella speranza di rinvenire notizie dei propri bambini, le vittime più giovani della tragedia, ne è conservata documentazione presso gli archivi dell’International Tracing Service di Bad Arolsen, in Germania, un’istituzione della Croce Rossa Internazionale nata pochi mesi dopo la fine della guerra per cercare di ricostruire il destino di milioni di persone deportate dalla macchina del terrore nazista da tutta Europa.
 
La memoria storica della Shoah non riguarda soltanto il popolo ebraico, ma l’intera umanità,  perché “la singolarità del fatto – scrive il teorico e saggista Tzvetan Todorov – non impedisce l’universalità della lezione che se ne trae”.  L’azione della Croce Rossa non sarebbe possibile se non esistessero i quattro Trattati internazionali, conosciuti come Convenzioni di Ginevra, che proteggono i diritti di tutti coloro che, direttamente o meno, si trovano coinvolti in un conflitto armato. “Per noi l’importanza della Croce Rossa non risiede tanto in quello che fa, quanto in quello che impedisce che ci facciano”. Parole emblematiche del più famoso prigioniero politico dell’ultimo secolo, Nelson Mandela. Ecco perché per evitare che una tragedia come quella dell’Olocausto si ripeta occorre ricordare e soprattutto capire.

“La Giornata della Memoria non serve solo a commemorare quei milioni di persone uccise crudelmente e senza nessuna pietà, ricordandoci che non si deve dimenticare mai questo momento drammatico, ma serve anche e soprattutto – afferma Luigi Corsaro, Presidente regionale della CRI della Sicilia – a ricordare che ogni giorno esistono tante discriminazioni verso chi ci sembra diverso da noi, che viene nell’indifferenza isolato e non accettato. La CRI sta dalla parte della sofferenza che esiste, indipendentemente dai motivi che l’hanno creata”.

 
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