- Luca Augello
Caltanissetta. Intervista a Luca Augello, volontario della CRI e vincitore del Premio al giornalismo e alla cultura Memorial “Nuccia Grosso”
Il Consigliere Regionale dei Giovani della Sicilia, Emanuele Sciortino, incontra per una breve intervista il volontario Luca Augello, vincitore del Premio al giornalismo e alla cultura Memorial “Nuccia Grosso”, della città di Caltanissetta.
Che emozione si prova ad aver vinto il primo premio?
Considerato che poco prima della premiazione non speravo più nella vittoria, adesso provo un’emozione grandissima! Sono veramente felice di essere arrivato a questo primo traguardo.
Sei un Volontario della Croce Rossa Italiana. Quando sei entrato nell’Associazione?
Nel novembre del 2012. Avevo 14 anni, giusto l’età minima per entrare.
Cosa ti ha spinto a diventare un Volontario di Croce Rossa?
Come tanti ragazzi, il mio obiettivo iniziale era ottenere l’attestato di Volontario per ottenere crediti extra a scuola. All’inizio del mio percorso in CRI, partecipavo sempre alle attività perché sentivo un forte senso del dovere e anche perché non volevo deludere chi mi aveva seguito durante il corso base. Poi, una serie di eventi mi ha profondamente cambiato. Primo fra tutti, il primo campo regionale cui ho partecipato. Ho avuto la possibilità di vivere all’interno della CRI esperienze forti che mi hanno fatto sentire parte di una grande associazione-famiglia e mi hanno fatto comprendere il senso profondo del volontariato. Da quel momento, il dovere si è trasformato in passione.
Come hai conosciuto il gruppo di Volontari C.R.I. di Sommatino?
Mio fratello aveva preso parte a un Campus Giovani organizzato a Sommatino dal gruppo degli ex-Pionieri. Avrei voluto partecipare, ma ero troppo piccolo. Qualche anno dopo vennero due Volontari a scuola – avevo 13 anni e frequentavo la terza media – a presentare le manovre salvavita e a mostrarci cosa fare in caso di terremoto o incendio. Quel giorno io e i miei amici ci siamo detti che saremmo diventati come loro, saremmo diventati Volontari CRI.
Che ruolo rivesti all’interno del tuo gruppo?
Mi occupo del coordinamento delle attività svolte dai Giovani CRI: il gruppo di Volontari di Sommatino è prevalentemente formato da giovani con tanta voglia di fare formazione interna e attività verso l’esterno. E perché no, anche di divertirsi trascorrendo del tempo insieme.
Esperienze di Croce Rossa che ti hanno segnato?
Il campo per diventare Istruttore Giovani in Azione a cui ho partecipato nel 2015: mi ha cambiato la vita. Una volta tornato in sede, ero più consapevole su chi volevo essere all’interno del mio gruppo, nella vita privata e nel contesto scolastico: avevo più chiari i miei obiettivi. Ho anche compreso appieno il significato di empowerment: in quel momento, ho capito di poter fare della mia passione – la scrittura – il sogno della mia vita, consapevole anche dei sacrifici che ciò mi sarebbe costato, ma che faccio ben volentieri. Solo dopo quel corso mi sono messo veramente in gioco, in maniera seria e obiettiva.
Cos’è il Premio al giornalismo e alla cultura Memorial “Nuccia Grosso”?
È innanzitutto, come dice il nome stesso, un’occasione per commemorare Nuccia Grosso, grande giornalista nissena. Amava i giovani, consultarsi con essi e stimolarli ad essere ambasciatori di verità: da qui nacque l’idea del figlio della giornalista di organizzare un concorso per i giovani, dando l’opportunità ai vincitori di entrare in contatto più da vicino con il mondo del giornalismo nisseno.
Cosa ti ha spinto a partecipare?
La proposta è arrivata da due mie professoresse. Ho accettato la sfida per due motivi: il primo è stato quello di voler iniziare a capire più a fondo come è fatto il mondo del giornalismo che voglio continuare a conoscere; il secondo motivo è stato legato al tema del concorso: la migrazione.
Come mai questo tema?
Caltanissetta attualmente dispone di due strutture – un CARA e un CIE – che ospitano persone migranti. Ciò fa della città una comunità molto interessante dal punto di vista del fenomeno migratorio.
Cosa hai voluto esprimere nel tuo articolo?
Sono partito dalla testimonianza di un ragazzo proveniente dall’Eritrea. Dal momento in cui ho sentito il suo racconto carico di tragedia, ho capito che non avrei voluto scrivere un articolo incentrato su ciò che la politica e la burocrazia fanno per dare una risposta al fenomeno migratorio: mi sono detto di dover mettere in primo piano la dignità delle persone migranti, in quanto esseri umani come noi, con i nostri stessi diritti alla vita, alla libertà, alla felicità. Vedo la comunità occidentale come “anestetizzata” dall’indifferenza verso i drammi vissuti da queste persone. La nostra comunità è sempre più disgregata, perché alziamo muri – non per forza fisici – e non siamo disponibili all’incontro e al confronto con il diverso, che invece avvertiamo come minaccia. E poi, ci sono ancora così tanti falsi miti da sfatare sul fenomeno migratorio.
Per esempio?
Tutti i media parlano delle persone migranti provenienti dall’Africa che sbarcano ogni giorno sulle coste siciliane. E quelle che si sono già integrate e sono entrate a far parte della nostra società? Oppure il fenomeno migratorio terrestre: non si sente parlare quasi mai dei migranti che si spostano via terra. O ancora: chi è realmente consapevole del fatto che la maggior parte dei migranti vive in realtà nel Nord Italia? I media sono un’arma a doppio taglio: bisogna informarsi personalmente su determinate notizie da tante fonti attendibili, come per esempio statistiche e testimonianze provenienti da associazioni internazionali.
A questo punto: quali sono i veri problemi del fenomeno migratorio?
Il fenomeno migratorio in sé per sé non è un problema. Anzi, è l’esatto opposto: è occasione per arricchire il proprio bagaglio culturale, il proprio patrimonio. Confrontarci con il diverso ci dà l’opportunità di capire chi siamo e allo stesso tempo apprendere nuove tradizioni e nuovi usi provenienti da tutt’altra parte del mondo. Il problema non è il fenomeno migratorio, ma il modo in cui questo viene gestito dall’apparato politico, burocratico, amministrativo. In questo, gli altri Paesi dell’Unione Europea dovrebbero farsi avanti per aiutare l’Italia.
Il titolo: “Nessun essere umano è illegale” È un messaggio di Croce Rossa lanciato a Solferino 2014.
Non potevo scrivere un articolo sul fenomeno migratorio senza considerare il fatto di essere un Volontario di Croce Rossa, associazione in prima linea non solo nell’assistenza umanitaria durante gli sbarchi di cui sentiamo parlare ogni giorno, ma soprattutto sempre pronta a mediare l’accoglienza e l’integrazione di questa gente all’interno delle nostre comunità. Il lavoro svolto dai Volontari è straordinario ed è, soprattutto, sano e genuino proprio perché gratuito e lontano da ogni fine o scopo personale. Il motto mi è sembrato più che adatto per essere il titolo del mio elaborato.
Considerazioni finali?
Spero che questo sia solo un trampolino di lancio e che davvero io possa fare ancora tanta esperienza nel campo giornalistico. Di certo, cercherò di mettere me stesso e la mia esperienza in ogni articolo, compreso tutto ciò che ho vissuto all’interno di Croce Rossa, dai momenti di divertimento a quelli di confronto, fino ad arrivare alle lezioni di vita.
Buon Volontariato Luca e buona fortuna per tutto dalla CRI della Sicilia!