Cari membri e cari volontari della Croce Rossa Italiana,
Cari amici sotto l’ Eemblema della Croce Rossa

Per il secondo anno consecutivo, celebriamo la Giornata mondiale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa all’ombra della crudele pandemia.
Il nostro primo pensiero va a tutte e a tutti coloro che sono morti a causa di questa terribile malattia, tra grandi sofferenze e senza il soccorso dei loro cari. Il nostro pensiero va a coloro che si sono ammalati e sono sopravvissuti ma continuano a subirne le conseguenze, in particolare sotto forma di difficoltà respiratorie. Il nostro pensiero va infine ai parenti degli scomparsi, a coloro, donne e uomini che sono stati separati da un essere caro e che, molto spesso, non hanno avuto neppure la possibilità di confortare i loro famigliari nella loro ultima lotta per la sopravvivenza. 

La pandemia non deve farci dimenticare le vittime delle guerre e delle altre catastrofi che colpiscono l’umanità. Penso in particolarealle popolazioni dell’Afghanistan, della Siria, della Palestina, della Libia e di tutti gli altri paesi angosciati dalla guerra. Purtroppo, ahimé, il flagello della pandemia non ha portato gli uomini a porre fine alle violenze che li contrappongono gli uni agli altri.

In questa giornata dell’8 maggio, pensiamo anche a tutti i volontari della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa che, da oltre quindici mesi lottano contro il flagello della pandemia. La Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa sono state al primo posto nella lotta contro la pandemia, a fianco dei servizi sanitari.
Come azione di prevenzione, essi hanno introdotto il distanziamento sociale e le misure d’igiene allo scopo di interrompere le catene di trasmissione della malattia. Hanno aiutato a portare i pazienti negli ospedali e nei centri di rianimazione; hanno collaborato con i medici, con le infermiere e con gli infermieri dovunque fosse richiesta la loro assistenza. Hanno offerto conforto a donne e uominiche avevano perso una persona cara. Hanno sostenuto inoltre le campagne di vaccinazione.

Nella storia del nostro Movimento, mai, senza dubbio, si era assistito ad una tale mobilitazione del personale e dei volontari della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. In Cina, in Giappone, nella Nuova Zelanda, in India, in Medio Oriente, in Africa, in Europa, in America del nord e in quella del sud, dovunque, i volontari sono in azione e lottano contro lo stesso flagello.
Anche se ancora oggi la lotta è condotta principalmente sul piano nazionale, sappiamo che si tratta di una lotta planetaria contro un flagello planetario. Come avvenne per il vaiolo, l’umanità si libererà della pandemia solo quando sarà eradicata dovunque, quando si spegneranno gli ultimi focolai.

Una commemorazione come questa, della Giornata mondiale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, diventa così l’occasione di un ritorno alle fonti, non per autocompiacersi del cammino fatto, ma per rimettere in primo piano i valori fondanti del nostro Movimento, per essere sicuri che la nostra azione di oggi sia propriamente in linea con i principi preposti fin dalle origini dell’opera.

La Croce Rossa, contrariamente ad un’idea largamente diffusa, non è nata nella mente di un vegliardo dalla lunga barba bianca, nella tranquillità del suo studio o nella camera di un ospedale. Essa è nata nel cuore di un giovane nel fiore degli anni. È nata in piena azione, sul campo di battaglia di Solferino. È nata tra le urla dei feriti abbandonati senza cure la sera della battaglia.
Henry Dunant aveva appena 31 anni quando l’opportunità di un viaggio d’affari lo portò a Castiglione delle Stiviere la sera del 24giugno 1859, mentre la sanguinosa battaglia di Solferino si stava concludendo a qualche chilometro di distanza. Lui ha affrontato l’orrore di migliaia di feriti abbandonati perché i servizi di sanità militare erano totalmente sopraffatti (dal disastro). In realtà, non esistevano neppure, almeno nell’esercito francese, perché i responsabili dell’Intendenza avevano requisito i carri e le carrette del servizio di sanità per il trasporto delle munizioni.
Dunant dimenticò le preoccupazioni finanziarie che l’avevano condotto in Italia e fece quello che ogni volontario della Croce Rossa o della Mezzaluna Rossa avrebbe fatto nelle stesse circostanze: si diede da fare per soccorrere i feriti meglio che poteva, dissetando gli infelici che morivano di sete, lavando le ferite, cambiando le fasciature, inviando il suo cocchiere a Brescia per l’acquisto di viveri, di teli e di materiali di medicazione. Cercò anche di mobilitare dei volenterosi: le signore e le giovani di Castiglione e qualche straniero di passaggio.
Con la sua azione e con il suo esempio, Dunant fissò molti dei principi fondamentali che dovevano guidare la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa fino ad oggi:

Il principio di umanità che porta a vedere nel ferito o nel malato solamente un essere umano che soffre, escludendo ogni altra considerazione e ogni discriminazione, e cercando di soccorrere i feriti e i malati secondo la loro sofferenza.

Il principio d’imparzialità che lo spingerà a curare i feriti austriaci come quelli francesi o i piemontesi. «Tutti fratelli» ripetevano dopo di lui le donne e le giovani di Castiglione che si lasciavano coinvolgere dal suo esempio.

Il principio di neutralità dell’azione sanitaria che lo portò a fare un passo presso l’alto comando dell’esercito francese a Cavriana per chiedere la liberazione dei medici austriaci prigionieri affinché potessero curare i feriti e aiutare i loro colleghi francesi o piemontesi.

Il principio d’indipendenza perché Dunant prese le iniziative che gli sembrarono giuste senza chiedere l’autorizzazione a nessuno.

Il principio di volontariato grazie all’esempio di un’azione volontaria e disinteressata e la mobilitazione di altri volontari.

Anche se Dunant non pensava allora ai principi di unità e di universalità, si sa che questi principi s’imposero poco dopo. Così non è esagerato dire che i Principi Fondamentali della Croce Rossa o della Mezzaluna Rossa sono nati, essenzialmente, a Castiglione nei giorni successivi alla battaglia di Solferino. Questi sono i principi che guidano oggi l’azione della Croce Rossa o dellaMezzaluna Rossa.

Li ho ricordati, non per guardare al passato ma per far luce sul futuro e, prima di tutto, sull’immediato futuro, perché la lotta planetaria contro la pandemia deve proseguire fino all’eradicazione del virus non solo nel nostro paese, ma dovunque.
I Principi fondamentali della Croce Rossa o della Mezzaluna Rossa hanno guidato, da Solferino, l’azione del nostro Movimento. Non c’è alcun dubbio che illumineranno anche il nostro futuro. Ne avremo molto bisogno perché la lotta deve proseguire. La storia ci insegna, ahimé, che in quest’ambito non c’è una vittoria definitiva.

Come scriveva Albert Camus nelle ultime righe della sua opera premonitrice dal titolo La peste:
“… il batterio della peste non muore né scompare mai, può rimanere dormiente per decenni nei mobili e nella biancheria; attende pazientemente nelle stanze, nelle cantine, nei bauli, nei fazzoletti e nelle scartoffie e, forse, verrà un giorno in cui, per sfortuna e per insegnamento degli uomini, la peste sveglierà i suoi topi e li manderà a morire in una città felice. “

Tuttavia, se non c’è una vittoria definitiva contro la malattia e la morte, spetta alla dignità dell’umanità, spetta alla dignità della Croce Rossa o della Mezzaluna Rossa riprendere costantemente la lotta. Ogni vita salvata è una vittoria. Una vittoria che non ha prezzo.

François Bugnion, Membro Onorario del Comitato Internazionale della Croce Rossa

 
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