Cambio di forma non di sostanza
Riceviamo e pubblichiamo
di Erwin Kob
“In questi giorni si celebra il 153° anniversario dell’idea della Croce Rossa, quell’intuizione che ebbe Henry Dunant in seguito alla battagli di Solferino e che porterà nel 1863 alla nascita della Croce Rossa. E proprio in questi giorni leggo che i volontari hanno manifestato contro la privatizzazione della Croce Rossa (ndr informazione smentita attraverso la stampa locale anche dal Commissario Provinciale). Da più di 32 anni sono un volontario della Croce Rossa, all’interno della quale ho ricoperto diversi incarichi (sempre a titolo gratuito!) e svolto tante attività diverse. Ho fatto anche parte di una commissione nazionale, il cui compito era quello di riscrivere lo Statuto della CRI. Purtroppo, le informazioni fornite dai sindacati che hanno organizzato la manifestazione di ieri sono decisamente parziali e imprecise, con tanti errori di fondo. Innanzitutto, non sono i volontari che hanno protestato, ma alcuni dipendenti di ruolo o assunti con contratti a tempo determinato.
Il decreto di riforma della Croce Rossa Italiana è atteso da decenni, dopo anni di commissariamento. Questa riforma è sollecitata da tanti anni, in particolare dal Comitato Internazionale di Ginevra, il cui compito è proprio quello di verificare che le diverse Società Nazionali rispecchino gli obblighi statutari. Attualmente, la CRI è, di fatto, l’unica Società Nazionale della Croce Rossa del mondo occidentale ad essere un ente pubblico. In tutta Europa le diverse Società consorelle sono associazioni private, senza che per questo il servizio ne abbia mai risentito, tutt’altro.
Una Croce Rossa statalizzata, come lo è la nostra, significa che vi è un controllo diretto del Governo, attraverso i ministeri della Salute, della Difesa, dell’Interno e dell’Economia. Significa inoltre che, a seconda di come giri la situazione, la corrente di maggioranza possa nominare un proprio commissario straordinario, annullando le elezioni regolari da parte dei soci attivi (come succede periodicamente dal 1978). E tutto questo in totale spregio ai Principi Fondamentali della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, sottoscritti anche dall’Italia nel 1965, tra i quali l’Indipendenza e la Neutralità.
Leggo anche che cambierà nome, diventando Associazione Italiana della Croce Rossa. Ma questo non è vero, perché è dal 1864, quindi da quasi 150 anni che questa è la dizione corretta, abbreviata in Croce Rossa Italiana, come è riportato su tutti gli Statuti via via approvati.
Si parla dello smantellamento di una grande organizzazione, citando l’impegno attuale nelle zone terremotate. Sarebbe però corretto dire che il personale dipendente assunto in provincia di Bolzano può essere impiegato solamente nel servizio di pronto soccorso con ambulanza e trasporto infermi all’interno della stessa provincia, per garantire la convenzione in essere con la Provincia Autonoma di Bolzano. Nelle zone terremotate operano a titolo gratuito i volontari e le volontarie, quelli stessi volontari che sono andati ad Haiti, nello Sri Lanka, in Abruzzo e che quotidianamente garantiscono assistenza sanitaria e sociale alla popolazione. Sono i volontari che curano la formazione nel primo soccorso, di diritto umanitario, di educazione sanitaria. Sono sempre i volontari e le volontarie che distribuiscono beni di prima necessità e indumenti alle persone bisognose. Non facciamo quindi credere ai cittadini che la Croce Rossa sia un ente nel quale vi siano solamente persone retribuite. In Alto Adige vi sono quasi un migliaio di volontari e volontarie, dei quali circa un terzo impiegato sulle ambulanze.
Capisco d’altronde la preoccupazione degli amici dipendenti; in un periodo di crisi vi è sempre il timore di perdere il proprio lavoro. Ma, leggendo il decreto, è evidente che vi sarà la possibilità di optare se essere trasferiti in un altro ente pubblico o se continuare a lavorare per la Croce Rossa, con un contratto però di tipo privato. Difficilmente qualcuno rimarrà fuori, anche perché il ruolo del personale dipendente ha una sua estrema importanza, considerando la delicatezza dell’attività della CRI. C’è anche da dire che, fino ad ora, l’ente pubblico CRI non è che abbia tutelato al meglio i propri lavoratori, considerando che le assunzioni sono bloccate da anni (motivo per cui si deve ricorrere a contratti a tempo determinato o interinali). Ed è su questo che bisogna semmai ottenere garanzie, sulla salvaguardia dell’occupazione. Ma non si metta in discussione il ritorno alla vera natura della Croce Rossa, il suo essere un’associazione di diritto privato di interesse pubblico, ausiliaria delle pubbliche autorità.
La Croce Rossa esiste da 148 anni, durante i quali non ha mai fatto mancare la propria presenza al fianco dei propri concittadini; e continuerà ad esistere anche quando avrà cambiato forma.”