Domenica pomeriggio una doccia fredda sulla testa degli abitanti del comune valdostano di Pontey: distribuita nelle buche delle lettere una notifica ha informato 364 famiglie di essere, da quel momento, in un territorio divenuto “zona rossa”, con le indicazioni sulle restrizioni. Il provvedimento si è reso necessario per contenere i contagi dopo otto positivi al COVID-19 in paese e oltre 30 nella micro-comunità per anziani. All’ingresso di Pontey, sulla Dora, è posizionato un check-point che non consente di entrare, né uscire dal territorio. Dramma nel dramma, a Pontey non esiste un supermercato, un bar, un negozio, una farmacia e, tantomeno, un bancomat. Da domenica pomeriggio, perciò, la sopravvivenza della Comunità è in mano ai volontari della Croce Rossa. Ci racconta questa situazione straordinaria il Presidente della CRI Valle D’Aosta, Paolo Sinisi.
Come avete organizzato il lavoro, Presidente?
“Ogni giorno riceviamo le richieste dei 364 nuclei familiari che abbiamo dovuto suddividere in 3 “blocchi” di lavoro (120 famiglie). Ad esempio, il sabato prendiamo le ordinazioni del “blocco 1” per il martedì e via dicendo. Questo avviene per due motivi: consentire al supermercato di preparare il gran numero di pacchi e razionalizzare al massimo le consegne. Ovviamente, esiste un servizio di urgenza per qualunque necessità ‘extra blocco’”.
Quali tipi di urgenze, finora?
“Oggi la famiglia di un ‘blocco’ diverso da quello cui sono destinate le consegne ci ha chiamato perché aveva terminato il pallet per la stufa e noi, ovviamente, l’abbiamo consegnato subito. Bisogna tenere presente, poi, che Pontey è un comune con molti anziani, quindi è necessaria una distribuzione capillare e quotidiana di farmaci”.
Avete iniziato solo da due giorni, c’è già qualche episodio che l’ha colpita?
“Stanotte mi ha chiamato sul cellulare privato un signore anziano preoccupato per il fatto che, visti i suoi problemi alimentari, non ricevesse uno specifico tipo di pane. Poi si è voluto sincerare di avere nel pacco anche l’olio e la Tachipirina per la moglie. Siamo il loro punto di riferimento, è comprensibile in questo momento”.
Che tipo di rapporto si sta costruendo con le famiglie assistite?
“I nostri operatori sono già al ‘tu’ con tutte le famiglie, tanto che arrivano anche telefonate dove scherzano dicendo: ‘non dimenticatevi una bella bottiglia di vino!’. E noi, ovviamente, non gliela facciamo mancare”.
Da un punto di vista psicologico, come sta vivendo la popolazione di Pontey questa situazione?
“Sono spaventati perché non erano pronti a una condizione del genere, non se l’aspettavano proprio. Ma noi ci siamo, non li lasceremo soli”.