D.O.B. – della seconda guerra mondiale
Novemila residenti fuori casa, domenica 1° dicembre, dalle 7 del mattino fino alle cinque di sera. Due ore per l’evacuazione per quasi quattromila famiglie, fino alle 9. Case svuotate e vietato anche il passaggio dei pedoni sia nella zona rossa che quella gialla: allargata rispetto alle previsioni iniziali fino a coinvolgere 50 mila torinesi. A Nord il confine è via Berthollet e via Assietta, quindi oltre corso Stati Uniti. Poi dopo la rimozione di tutte le auto che si trovavano ancora in strada nel perimetro di sicurezza, è iniziata l’operazione per disinnescare la bomba affiorata dal cantiere del teleriscaldamento di via Nizza. Il piano della Prefettura di Torino è stato annunciato giovedì 28 Novembre, in piazza Castello, alla presenza del prefetto Claudio Palomba, della sindaca Chiara Appendino, dell’assessore Alberto Sacco e del colonnello Mario Fabio Pescatrice, comandante del 32° reggimento genio guastatori della Taurinense. Durante le operazioni in tutta la zona gialla i trasporti sono stati deviati o sospesi, così come sono state sospese le funzioni religiose. La Città ha previsto un centro di assistenza gestito dalla Croce Rossa Italiana all’OVAL del Lingotto Fiere. Qui è anche possibile consumare pasti, ci sono presidi medici e veterinari. Cinque i punti di raccolta diretti al Lingotto: fermata metro Marconi, fermata autobus di corso Sommeiller, fermata bus di via Valperga Caluso, fermata metro Nizza e fermata autobus di via Donizetti.
Le incursioni aeree sulle fabbriche: i bombardamenti del 1943
La scia dei grandi bombardamenti iniziati nell’autunno del 1942 continua per tutto il 1943, quando cadono su Torino ingenti quantità di bombe di grosso calibro, spezzoni incendiari e ordigni al fosforo, che provocano la distruzione e il danneggiamento di gran parte degli edifici cittadini. Tra questi vi sono anche le fabbriche, sulle quali le bombe iniziano ad abbattersi dal mese di febbraio centrando gli stabilimenti Fiat della SPA e dell’Aeronautica, quelli della Lancia, della Superga, della RIV e della Wamar. Un anticipo di ciò che sarebbe avvenuto nei mesi successivi. Nelle incursioni della notte tra il 12 e il 13 luglio, del 13 e del 17 agosto sono infatti colpiti i complessi Fiat della Grandi Motori, delle Fonderie Ghisa, delle Ferriere, della Sima, e delle Acciaierie insieme ad altri numerosi stabilimenti cittadini come la CEAT, la Fergat, la INCET, la SNIA Viscosa, il Maglificio Torinese, la Superga, la Viberti, la CIMAT, la Manifattura Pellami, la Microtecnica, la Westinghouse, la Elli Zerboni, la Lancia, i due complessi della Nebiolo, la UTET, la Manifattura Gilardini, la Wamar e la Manifattura Tabacchi. Le incursioni continuano anche nell’autunno – inverno: tra settembre e dicembre gli ordigni colpiscono nuovamente la Fiat Grandi Motori, le Acciaierie Fiat, la Fiat Materiale Ferroviario, la Fiat SPA, la Fiat Lingotto, la Fiat Mirafiori, la RIV, la Microtecnica e gli stabilimenti Lancia.
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