Terremoto dell'Aquila – 2009 / 2018

Francesco Rocca

La città abruzzese si ritrova per pregare i suoi 309 figli morti la notte del terremoto di nove anni fa tra le pareti di case che credevano sicure. Il silenzio e le luci delle torce accompagnano la fiaccolata che da viale XX Settembre – la strada della Casa dello Studente e dei palazzi ecatombe – arriva fino al piazzale Paoli, futuro piazzale della Memoria. Appunto, la memoria. «Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo». Il Comune dell’Aquila – che per oggi ha proclamato il lutto cittadino – ha scelto proprio questa frase dello scrittore Josè Saramago come leitmotiv dell’anniversario del 6 aprile 2009, perché pezzo pezzo si sta ricostruendo la memoria del capoluogo d’Abruzzo. Migliaia di Volontari della Croce Rossa Italiana, provenienti da tutte le Regioni d’Italia sono intervenuti in soccorso alla popolazione colpita dal sisma. A distanza di 9 anni dal sisma sono ancora 8.024 le persone alloggiate nei Progetti Case (gli alloggi antisismici alla periferia dell’Aquila costruiti dallo Stato) e 2.149 quelle che si trovano nei Map (moduli abitativi provvisori nei 56 comuni del cratere sismico), secondo i dati aggiornati al 31 marzo 2018. Nel totale sono tuttavia ricompresi anche gli sfollati del terremoto del Centro Italia che comunque sono una netta minoranza anche se un dato preciso non è al momento disponibile.

 
 
raccolta alimentare

Terremoto, i volontari della Croce Rossa raccontano

Dal 12 al 22 aprile i volontari hanno lavorato sodo, suddivisi in due basi operative a L’Aquila e Avezzano. “Ci porteremo dentro quest’esperienza per sempre” Fra i volontari accorsi da ogni parte d’Italia in soccorso alle popolazioni abruzzesi colpite dal terremoto non mancava l’importante contributo della Croce Rossa Italiana. «Il nostro era un lavoro di tipo logistico ed organizzativo. Smistavamo ed inventariavamo i materiali che giungevano in Abruzzo, sulla base delle richieste che ci giungevano dalle diverse tendopoli». Dunque alimentari, vestiario di tutti i tipi, materiali per l’igiene personale: i tipici generi di emergenza di cui c’er acuto bisogno dopo che migliaia di persone erano rimaste senza più nulla, o con case troppo pericolanti per recuperare senza i più gravi rischi quanto serviva.  «I nostri turni erano dalle 7 alle 24 per chi operava alla Dicomac, con due turni notturni settimanali, per chi era ad Avezzano dalle 8 alle 20: come sempre nelle emergenze» «E’ un’esperienza forte, dall’importante carico umano, che mi porterò dentro per sempre – ha spiegato Andrea non senza un pizzico di emozione – . Ero alla scuola sovrintendenti della Guardia di Finanza a Coppito. Laggiù avevo compiti di collegamento: mi occupavo di contattare gli ospedali e i posti medici avanzati, compliare moduli, reportistica: un lavoro quasi d’ufficio che mi teneva impagnato per gran parte della giornata». A cosa ti è servita questa esperienza? «Mi ha ricordato quali sono i valori veri della vita – ha concluso – Ho visitato le zone de l’Aquila più colpite dalla scossa di terremoto: è stata un’esperienza che mi ha particolarmente toccato vedere le macerie dove in un attimo hanno perso la vita così tante persone».

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Copy link
Powered by Social Snap