Il Commissario Straordinario Francesco Rocca

I Rappresentanti nazionali e regionali della Croce Rossa Italiana, riuniti a Roma il giorno 21 luglio 2012 per affrontare congiuntamente le problematiche relative al riordino dell’Associazione, attualmente  all’esame del Governo, ritengono necessario far giungere a tutti coloro che hanno la responsabilità di approvare la riorganizzazione istituzionale dell’Ente, in modo convinto ed unanime, il seguente appello.

Essi condividono l’assoluta necessità di una riforma che crei i presupposti necessari affinché la CRI possa assumere un nuovo e più incisivo ruolo, per attività ed immagine, conforme alla tradizione che il sodalizio si è garantito in 150 anni di attività ed idoneo ad affrontare in modo moderno ed efficiente le problematiche associate alle vulnerabilità del presente.

Essi non sono contrari ad un quadro istituzionale futuro improntato ad un assetto privatistico dell’Associazione, attraverso un percorso di graduale evoluzione dall’attuale disciplina pubblicistica. Se opportunamente ed accortamente definita la fisionomia privata appare idonea a conferire dinamicità alla CRI, assicurando vantaggi alle sue strutture in grado di affrontare le sfide del territorio, progressivamente riducendo e via via eliminando aree di inerzia e passività nella gestione delle attività.

I Volontari della CRI sono pronti a questa emancipazione, grazie alla loro preparazione – maturata in anni di esperienza -, alla loro disponibilità umanitaria, alla loro passione per gli ideali del Movimento Internazionale nel quale militano.

Accanto a questo impegno e a questa fiducia nel futuro dell’Associazione, i Soci attivi della CRI, con altrettanta coesione e unanime determinazione, non possono non esprimere una serie di preoccupazioni per quelle che appaiono ai loro occhi insostenibili inadeguatezze dell’attuale proposta di riordino.

La CRI non può cedere – quanto meno per una sua parte – le prerogative pubbliche senza perdere definitivamente parte estremamente rilevante delle sue caratteristiche, con l’inevitabile depauperamento delle potenzialità di tutela ed assistenza alle persone in difficoltà.

Essa infatti annovera due complesse e articolate strutture – Corpo Militare e Corpo delle Infermiere Volontarie – militarmente disciplinate ed organizzate, destinate a garantire l’ausiliarietà nei confronti delle Forze Armate, che non avrebbero modo di incardinarsi efficacemente in un’organizzazione esclusivamente privata.

Analogamente, le funzioni che la CRI svolge nel campo delle emergenze richiedono il mantenimento di profili pubblici, senza di che il tradizionale raccordo tra l’Associazione e le Istituzioni – che ha storicamente assai spesso costituito l’architrave della risposta alle emergenze – ne risulterebbe gravemente indebolito.

Quanto sopra non significa che tutto il personale dipendente del Corpo Militare, come meglio si dirà, debba necessariamente restare nell’ambito pubblico.

Ciò che è davvero importante è che – quanto meno – un’aliquota del personale dipendente militare, da quantificarsi opportunamente, sia sottratta al passaggio ai ruoli civili, in modo da costituire il nucleo di risorse essenziale in grado, accanto al Corpo delle Infermiere Volontarie, di garantire le attività derivanti dell’ausiliarietà alle Forze Armate.

Così come è essenziale che un’aliquota necessaria di personale civile sia trattenuta in ambito pubblico allo scopo di garantire la gestione delle attività afferenti alle emergenze.

Al riguardo, i Soci attivi della CRI propongono che le nominate strutture e risorse della CRI, che devono imprescindibilmente mantenere prerogative pubblicistiche, siano incardinate in una apposita Fondazione, sottoposta al controllo totalitario dell’Associazione,  in funzione di servizio a quest’ultima.
La Fondazione, a natura giuridica pubblica, si porrebbe in luogo dell’Ente strumentale pubblico individuato nel decreto, dovendo inoltre assumere – a differenza di questo – carattere permanente.

Una seconda questione fondamentale è quella afferente al personale dipendente, civile e militare.

I Soci attivi della CRI si rendono conto che durante il processo di evoluzione della natura istituzionale della CRI sia inevitabile la determinazione del fabbisogno complessivo del personale e sono altresì consapevoli della necessità di raccordare quest’ultimo alle risorse economiche.

Ciò che davvero non è invece accettabile è che si dia luogo a differenzazioni tra personale caratterizzato da analoghe posizioni sostanziali.

A riguardo i rappresentanti della CRI ritengono essenziale che a tutti i dipendenti del Corpo Militare continuativamente in servizio dal 2007, in forza di provvedimenti di richiamo, debbano essere garantite le medesime opportunità offerte al restante personale del Corpo, ovvero il passaggio – a parte l’aliquota pubblica di cui si è detto – al ruolo civile dell’Associazione.

Per quanto riguarda il personale civile a tempo determinato, i Soci attivi della CRI, pur comprendendo che esso possa conseguire continuità nell’attività in relazione alle convenzioni stipulate sul territorio, ritengono che l’Associazione debba assicurare loro priorità nelle assunzioni necessarie a garantire lo svolgimento delle attività in convenzione.

Una parte pubblica snella, leggera, strettamente funzionale alle esigenze, realizzata a mezzo della creazione di una Fondazione pubblica che operi al servizio di un’Associazione privata capace, dopo una fase di necessario accompagnamento, di sostenersi con la propria attività: questo è il disegno istituzionale di una nuova Croce Rossa che i suoi rappresentanti giudicano al passo con i tempi.

Appare evidente, peraltro, come tale configurazione implichi il mantenimento di una contribuzione pubblica alla CRI, in particolare per il finanziamento della Fondazione. Occorre inoltre che ciò consenta alla futura CRI, anche in relazione alle disposizioni del D.L. 95/20125 in fase di conversione, di assicurare continuità alle attività tradizionalmente gestite.

Per raggiungere gli scopi di cui si è detto, è naturalmente necessario che il processo di razionalizzazione e di esdebitazione della CRI sia operato nel rispetto quanto meno dell’integrità del patrimonio immobiliare destinato ad ospitare le sedi dell’Associazione nonché delle risorse finanziarie conseguite dai Soci attivi  con la loro attività su tutto il territorio.

I rappresentanti convenuti ritengono anche fondamentale che, a tutela della sostenibilità della futura gestione dell’Associazione privata, lo schema del decreto contenga opportune prescrizioni affinché il futuro statuto dell’Associazione – pur in un quadro di unitarietà necessaria – preveda un’autonomia dei Comitati idonea ad assicurare che eventuali conseguenze patrimoniali negative della gestione non ricadano che sui Comitati che le hanno generate.

I rappresentanti della CRI, in definitiva, in modo coeso ed unanime, sono disponibili a collaborare efficacemente affinché la riforma in fase di valutazione possa concretamente realizzarsi, ma alla stretta condizione che le modifiche contenute in questo documento siano compiutamente accolte, poiché la CRI ritiene che esse siano assolutamente imprescindibili. La disponibilità della CRI a porsi a fianco del Governo nell’opera di riordino non va disgiunta, infatti, dalla sua determinazione a difendere in ogni modo possibile le prerogative che essa ritiene indispensabili per il suo futuro.

Laddove queste modifiche non siano ritenute accoglibili, i rappresentanti della CRI chiedono fermamente che il Governo non proceda nell’iter di approvazione del decreto in questione.

La CRI, infatti, è disponibile, si ribadisce, a dialogare con le istituzioni per una riforma almeno in parte condivisa. Essa non potrebbe mai accettare, per contro, di subire un riordino che giudica insostenibile.

Nel ringraziare il Commissario Straordinario per l’attività di impulso e coordinamento posta in essere al fine di garantire alla CRI un assetto istituzionale adatto alle sue esigenze, i rappresentanti dell’Associazione lo incaricano, con una voce sola e ferma, di far giungere le valutazioni tutte di cui sopra al Governo e ad ogni Autorità coinvolta nelle definizione ed approvazione della disciplina futura della Croce Rossa Italiana.

 
 

 
 
 
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